Email not displaying correctly? View it in your browser
RITORNA ALLA NEWSLETTER
CINQUE MULINI, IL FASCINO E' INTATTO
di Gabriele Gentili
Dire che il cross è il “padre” delle attività atletiche può sembrare anacronistico ai nostri tempi: l’appartenenza della corsa campestre ai Giochi Olimpici si perde nella notte dei tempi (anche se la Iaaf, proprio pensando alla sua tradizione e al suo rilancio, sta valutando l’idea di proporre al Cio una sua reintroduzione) e il riscontro mediatico che le principali classiche hanno è sicuramente inferiore ad altre prove dell’atletica leggera, forse più al passo con i tempi. Un principio che però ha le sue eccezioni e la Cinque Mulini è una di queste. Cinque Mulini di nome ma non di fatto, ormai le strutture attraverso le quali passava il percorso non ci sono più salvo una, ma il fascino della corsa di San Vittore Olona è rimasto intatto, tanto da richiamare ogni anno grandi campioni al via.

Parliamo di una gara la cui storia inizia nel lontanissimo 1933 senza mai conoscere interruzioni, neanche per il Conflitto Mondiale. Anno dopo anno i più grandi interpreti della disciplina sono passati per il suo tracciato ricco di difficoltà, dai mezzofondisti veloci a quelli prolungati, dai siepisti ai maratoneti senza dimenticare gli specialisti della corsa in montagna, avvantaggiati solo sulla carta. C’è un dato numerico che dice tutto del valore della corsa: ben 35 campioni olimpici nel corso degli anni hanno voluto affrontare la sfida. Nel secolo scorso la prova lombarda era l’immediata rivincita del Cross delle Nazioni, antesignano del Mondiale di specialità, ma la scelta per molti versi bislacca della Iaaf di rendere la rassegna iridata biennale ha portato all’anticipo della gara da marzo a fine gennaio.

Una vittoria azzurra manca dall’albo d’oro dal 1986: erano i tempi nei quali la scuola italiana dominava nel mondo del mezzofondo in un panorama dove la preponderanza africana non era così netta come oggi. Un’attesa che è destinata a durare come ha dimostrato anche l’ultima edizione, l’87esima disputata su una fitta coltre di neve rendendo il tutto sicuramente più suggestivo ma anche molto più faticoso. La Cinque Mulini non ha tradito le attese con sfide estremamente incerte a cominciare dalla gara Senior maschile dove c’è stato bisogno del fotofinish per trovare il vincitore, identificato nel kenyano Jairus Birech, uno dei massimi specialisti dei 3000 siepi, che solo all’ultimo metro è riuscito a debellare la resistenza dell’ugandese Albert Chemutai. Terza posizione, a 3” per l’etiope Getnet Wale, più distante il favorito della vigilia, il marocchino Soufiane El Bakkali viceiridato sulle siepi. In casa italiana positiva prova per Yeman Crippa, il pluricampione europeo giovanile che per due terzi di gara è riuscito a stare al passo dei migliori, chiudendo a 41” davanti all’ex campione europeo di maratona Daniele Meucci, in preparazione per il suo ritorno ai 42,195 km in aprile a Roma.

Una campionessa vera l’Italia del cross ce l’ha, almeno in prospettiva: Nadia Battocletti, la grande sorpresa degli Europei 2018 con la conquista del titolo Under 20, ha corso con coraggio e senza alcuna sudditanza verso grandi specialiste africane o ex tali, come la vincitrice Winfred Mutile Yavi (all'arrivo sotto nella foto), kenyana naturalizzata per il Bahrain. La vittoria di quest’ultima non è stata mai in discussione anche se Adanech Ambesa (ETH) e Gloriah Kite (KEN) hanno contenuto il distacco sotto i 10”. Alla Battocletti, quarta a 43” il merito di aver preceduto una big del cross europeo come la portoghese Ana Dulce Felix. Per ora va bene così, anche se un poco di attenzione in più verso il cross, considerando anche la sua utilità per le prove estive, sarebbe ben gradita e la notizia che ai Mondiali di Aarhus di marzo andrà solo la Battocletti non è un bel segnale.
Credito foto: wwww.5mulini.org
Credito foto homepage: wwww.5mulini.org
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7