La non - caduta
di Stefano Conca

Siamo nati con gli arti superiori e inferiori, le mani, i piedi e nel corso delle ere abbiamo imparato a stare in posizione eretta e camminare. Nella sequenza delle cose, anche se qualcuno potrebbe obiettare, la bici da corsa e venuta molto più tardi. L'equilibrio sulle due ruote sottili è reso possibile da un sofisticato "centro di controllo" e dal cosí detto "effetto giroscopio", eppure nonostante l'abilità acquisita, la velocità e la perfezione dei mezzi, ogni tanto cadiamo. Le ragioni sono molteplici, e vanno dal semplice contatto con un' altra bici, alla perdita di equilibrio durante una manovra da fermi. Fatto sta che qualunque sia il motivo, ad un certo punto, inaspettatamente, il baricentro del complesso bici-ciclista smette di girare intorno al suo asse e a quel punto nemmeno la mano di Dio può sorreggerti.
Cominciamo col dire che le bici hanno due lati: quello destro dove si concentra la maggior parte della trasmissione, con guarnitura, deragliatore e soprattutto il cambio posteriore, e quello sinistro sostanzialmente vuoto.
Quando un cicloamatore cade, è sempre dal lato destro! E' sicuro! Università nord americane hanno studiato il fenomeno; matematici hanno cercato di descriverne il modello. Ci sono due lati, eppure si atterra sempre dalla parte più costosa da riparare. In quell'istante, nel momento esatto in cui il centro di gravità è andato perduto e capisci che sta succedendo proprio a te, hai solo il tempo di pensare a 3 cose:
- Prezzo leva dei comandi destra
- Prezzo pedale/pedivella destra
- Prezzo deragliatole posteriore
Non appena effettuata la somma, l'appassionato ciclista riesce a sovvertire le leggi della fisica, e attraverso la curvatura del tempo, rallenta la caduta e plana sull'universo cosmico. La lycra è comoda e stilosa, ma a contatto con l'asfalto si disintegra e svanisce. L'uomo è a terra, tutto il lato destro é scorticato, le abrasioni conversano amabilmente tra di loro, ma non appena un compagno si precipita per prestare soccorso, trova il sepolcro vuoto. Il luogo della caduta è svanito nel nulla, e il cicloamatore è già dal meccanico di fiducia pieno di botte, bende e cerotti, ma con la bici sul ponte in fase di riparazione. Il giorno seguente qualunque prova e testimonianza sarà stata occultata; di quella caduta se ne perderanno le tracce e col tempo diverrà la solita mitologia da asfalto: in pratica una leggenda!


credito foto: archivio rivista Granfondo