Una stagione praticamente annullata: il 2020 delle Granfondo su strada si è ridotto ad appena una ventina di gare, di cui un quarto disputate prima della pandemia. La pioggia di rinvii della primavera si è tramutata, com’era facile prevedere, in una serie quasi infinita di rinunce, di annullamenti con appuntamento al prossimo anno nella speranza che la situazione migliori. Del calendario si parla in un’altra sezione, qui analizziamo quanto avvenuto nell’anno in corso.
La regione che più di altre ha lottato per tenere in piedi l’attività è stata la Liguria, in particolare con il Trofeo Loabikers che aveva trovato un rilancio sul finire dell’estate, profittando di un calo dei contagi che alla resa dei conti si è rivelato effimero. Sembrava l’unica challenge che riuscisse ad essere completata, ma alla fine anche nel loro caso le ultime due prove sono saltate per il dilagare dei contagi anche in regione.
Sono saltate tutte le grandi classiche, salvo due esempi: il Colnago Cycling Festival, che a Desenzano del Garda ha portato oltre 1.000 ciclisti a completare la propria prova con una forte adesione straniera e la GF di Alassio, (che con Laigueglia sono le uniche sopravvissute delle proposte di gare del Gs Alpi). Due esempi di come si possano allestire eventi di peso anche in una situazione precaria, ancorché gestibile com’è stata nell’estate e all’inizio di autunno, prima della seconda ondata. Serve attenzione, certo, ma anche avere spalle forti: le disposizioni sportivo-sanitarie in vigore rendono l’organizzazione di una Granfondo estremamente complicata e con un fortissimo disincentivo: tante spese e sforzi organizzativi da compiere a fronte di numeri molto contenuti, il che significa entrate ridotte e la quasi certezza che si finirà in perdita. E’ questo il fattore che ha spinto la gran parte degli organizzatori a rinunciare per quest’anno, sperando di poter riprendere nel 2021: forse non ci sarà ancora il tanto sospirato ritorno alla normalità, almeno nei primi esi dell’anno, ma sarà importante tenere l’attenzione viva sul mondo granfondistico, che più di altri rischia di pagare le conseguenze della lunga inattività anche a lungo termine.
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