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IL SESSO FORTE DELLE ULTRAMARATONE
di Gabriele Gentili
Una recente analisi che raffronta i tempi e le prestazioni ottenute in atletica fra uomini e donne indica una differenza percentuale del 10% nelle discipline di corsa a favore degli uomini, che si allarga al 15 e anche 20% parlando di salti e lanci. Intervistato dalla rivista OK Salute, il professor Antonio Gianfelici, specialista in medicina dello sport e presidente dell’Associazione Medico Sportiva di Roma, individua le cause di questa differenza in molteplici fattori: l’uomo è strutturalmente più alto e ha di base una massa muscolare più sviluppata, ma soprattutto le donne hanno livelli ormonali e il ciclo mestruale che condizionano le loro performance. Le donne hanno un quantitativo di tessuto adiposo pari mediamente al 12%, l’uomo al 5%.

Tutte queste differenze vanno a dividere le prestazioni maschili da quelle femminili: in questo senso il professor Gianfelici ritiene quindi estremamente improbabile che si arrivi un giorno al livellamento, smentendo gli studi della rivista americana Nature che, oltre 25 anni fa, preconizzò tale livellamento per metà del prossimo secolo. Un fattore però va sottolineato: con l’allungarsi delle distanze, il livellamento diventa reale, se non nei primati assoluti, quantomeno nelle prestazioni generali. Dalla maratona in poi, in ogni parte del mondo, le vittorie assolute delle donne non sono più un caso eccezionale. La rivista OK Salute fa gli esempi della britannica Jasmin Paris, prima alla Montane Spine Race, la prova più lunga e dura del Regno Unito dove ha migliorato di 12 ore il record assoluto fra uomini e donne sui 431 km, ma va ricordato anche il caso dello scorso anno di Camille Herron, che negli Usa realizzò il record mondiale sulle 24 ore correndo praticamente in solitudine, doppiando gli uomini in pista continuamente.

Analizzando il compendio internazionale delle ultramaratone, su strada come offroad, i casi di vittorie femminili in assoluto sono decine e anche in Italia, sia in alcune maratone medio-piccole che in molte prove di endurance, la differenza fra uomini e donne tende ad azzerarsi se non a invertirsi. A che cosa si deve questa maggiore capacità di resistenza? Gianfelici dà una spiegazione scientifica attribuendola alla migliore attitudine femminile nell’utilizzo del grasso corporeo, ma un peso fondamentale lo ha anche l’approccio psicologico e la disciplina mentale che spesso porta le donne ad affrontare il prolungarsi delle difficoltà con uno spirito diverso, alla lunga vincente.
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