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PADOVA SORRIDE A FANIEL E DOSSENA
di Gabriele Gentili
A Padova si può correre forte, molto forte. E’ questo il messaggio che lascia la ventesima edizione della Maratona di Sant’Antonio ed è un messaggio equamente ripartito fra la classica distanza dei 42,195 km e la mezza maratona, anche se dal punto di vista tecnico i risultati ottenuti nella prova breve sono ancora più considerevoli. Nelle sette ore nelle quali Rachik stava abbattendo fragorosamente il muro delle 2h10’ a Londra, un altro azzurro si metteva in grande evidenza: il risultato di Eyob Faniel (all'arrivo sotto nella foto) nella mezza ha un grandissimo significato, intanto perché con 1h00’53” il portacolori delle Fiamme Oro coglie un tempo che mancava in Italia da ben 17 anni, poi perché lo porta al quinto posto europeo dell’anno ed è soprattutto uno splendido viatico verso i Mondiali di Doha, dove con lo stesso Rachik e Meucci apparso rinvigorito ad Amburgo può costituire un trio più che valido per la maratona iridata. La prestazione di Faniel mette anche in evidenza come in campo maschile l’Italia stia finalmente trovando interpreti giovani per le distanze lunghe, la speranza è che altri riescano ad aggiungersi a questi ragazzi, mentre fra le donne l’indice anagrafico è purtroppo molto più avanzato.
Faniel ha lottato spalla a spalla con il kenyano William Malel Sitonik, alla fine vincitore per un solo secondo mentre anche l’altro kenyano Joshua Kiplagat Belel ha chiuso sotto i 61 minuti in 1h00’56”. Fra le donne si è andati ugualmente veloci, e anche qui un’azzurra si è messa in bell’evidenza, ma quando si parla di Sara Dossena è quasi un’abitudine. Dopo la straordinaria prestazione in maratona a Nagano l’azzurra continua sulla strada che deve portarla nella miglior condizione ai Mondiali di Doha e sulla mezza padovana corre in 1h10’56”, suo terzo risultato in carriera, un tempo di valore quantomeno europeo. A batterla solamente l’ugandese Juliet Chekwel, prima in 1h10’08” che, come aveva fatto Sitonik, ritocca il primato della corsa.

Per il prestigio della manifestazione, però il risultato che fa più sensazione è quello dell’etiope Abera Demisse Ayantu, che si è aggiudicata la maratona in 2h29’30” e il perché è presto detto: in Italia siamo abituati a vedere abbattere il muro delle 2h30’ a Roma e Milano, ma sono ben poche le altre città che sono riuscite in quest’impresa e quando accade è un risultato che fa sensazione. La gara femminile è stata tecnicamente superiore a quella dei maschi, considerando anche le prestazioni della burundiana Elvanie Nimbona, tesserata per la Caivano Runners, seconda in 2h30’28” e della portoghese Sara Ribeiro, terza in 2h30’52”, a Padova mai tre atlete avevano corso così forte tutte insieme. In campo maschile al keniano Samuel Lomoi (all'arrivo nella foto della homepage)è bastato un “normale” 2h12’20” per conquistare il successo, davanti all’etiope Wosen Zeleke (2h13’41”) e al brasiliano Edson Dos Santos Amaro (2h16’48”), primo italiano Yassine El Fathaoui quinto in 2h17’44”. In totale hanno concluso le due prove in 3.453 che aggiunti ai circa 20 mila partecipanti alle stracittadine e considerando il clima ben poco propizio, confermano Padova come uno degli epicentri della maratona italiana.
Credito foto: Massimo_Bertoloni/Organizzatori
Credito foto homepage: Massimo_Bertoloni/Organizzatori
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