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LA LEGGENDA DEL PASTORE VOLANTE
di Gabriele Gentili
Parlare di Spiridon Louis significa perdersi nella notte dei tempi. Tornare alle radici non solo della maratona, ma dello sport nell’era moderna. Un atleta legato indissolubilmente alla 1ª edizione dei Giochi Olimpici, unica sua vittoria, ma di qual fatta, destinata a inserirlo nella leggenda. Era quella la realizzazione del sogno del barone De Coubertin, ma nessuno si sarebbe sognato che quell’evento sarebbe diventato in breve la più grande manifestazione planetaria, capace di convogliare su di sé le attenzioni di una popolazione mondiale in continuo aumento. Parlare di Louis significa anche occuparsi di un personaggio facendo fatica a distinguere storia e leggenda, realtà e aneddoti frutto della fantasia. Bisogna confrontare le cronache e le testimonianze dell’epoca spesso contrastanti fra loro, ma è certo che parliamo di un personaggio la cui portata storica è indiscutibile, la cui fama ha valicato i decenni, tanto è vero che nel 1936, quarant’anni dopo la sua vittoria olimpica, Louis fu l’ospite d’onore dei Giochi Olimpici di Berlino, ambasciatore della delegazione greca chiamato a consegnare al Führer un ramo d’ulivo proveniente da Olimpia. 
Doveva essere un gesto di pace, ma Hitler non gli diede molto peso: poche settimane dopo la conclusione dei Giochi, anche l’antica Ellade cadeva sotto il giogo nazista.
 
Ma torniamo a Louis e al suo approccio con la maratona. La tradizione dice che Louis era un pastore di pecore, ma altre fonti lo descrivono come un portatore d’acqua. C’è poi la testimonianza di Carlo Airoldi, il maratoneta italiano andato a spese sue ad Atene per gareggiare nella maratona olimpica ed escluso perché considerato un professionista (altra bella storia da raccontare…): ebbene, Airoldi parla di Louis come un militare dell’esercito greco. La verità sta nel mezzo. Louis era un pastore che aiutava il padre, che per lavoro trasportava l’acqua minerale comprata ad Atene. Solamente l’anno prima aveva terminato il servizio militare e visto che ben presto la Grecia sarebbe stata investita da vicende belliche come la guerra alla Turchia, va considerato come un civile precettato. Proprio al suo recente passato di soldato si deve il suo destino di corridore: sotto le armi Louis aveva avuto modo di mostrare le sue doti di resistenza che non erano sfuggite al colonnello Papadiamantopoulos, suo ufficiale ma anche componente lo staff organizzativo dei Giochi con particolare attenzione alla maratona. I greci infatti avevano tenuto particolarmente ad inserire nel programma olimpico una prova che ricordasse la straordinaria impresa di Fidippide nel 490 a.C. quando corse dalla città di Maratona all’Acropoli di Atene per annunciare la vittoria sui persiani. Il percorso avrebbe ricalcato lo stesso tragitto, con partenza da Maratona e arrivo allo stadio Panathinaikon, a ferro di cavallo. 40 erano i chilometri da percorrere (la tradizionale distanza di 42,195 km verrà approvata solo nel 1921).

Per partecipare alla corsa olimpica venne organizzata una prova eliminatoria, vinta da Harilaos Vassilakos, considerato il miglior esponente locale del tempo. Ma la prova, disputata il 22 marzo, aveva lasciato stampa e tecnici molto delusi per il comportamento generale dei corridori: la prima maratona olimpica doveva essere assolutamente vinta da un eroe locale e il solo Vassilakos non dava sufficienti garanzie. Fu così deciso di allestire una seconda maratona di qualificazione: chi avesse migliorato il tempo di Vassilakos, 3h18’, sarebbe stato prescelto per la maratona olimpica. Vinse Lavrentis in 3h11’27” e Louis finì quinto, ma sotto il tempo limite, così venne ammesso anche lui alla gara del 9 aprile. Il giorno fatidico Louis si presentò al via con un paio di scarpe nuove, regalo dei suoi compaesani di Maroussi, sobborgo della capitale, con lui in gara altri 12 greci più un ungherese, un francese, un americano e un australiano e proprio gli stranieri presero subito l’iniziativa lasciando i concorrenti locali piuttosto distanti. Fra loro Louis era quello più tranquillo, tanto che la leggenda racconta di una sua sosta a Pikermi per bere un bicchiere di vino mentre altri suoi avversari si fermavano sfiniti: a chi gli sottolineava il fatto che gli avversari erano già passati da tempo il pastore rispondeva tranquillo: “ho tempo per riprenderli”. Effettivamente dopo 30 km i primi cominciarono ad accusare la stanchezza, mentre Louis e gli altri greci, più rodati alla lunghezza dello sforzo, avevano ancora energie da spendere. Al 33° km la rimonta di Louis era completata con l’aggancio dell’australiano Flack ormai spossato e costretto dopo poco al ritiro. Allo stadio Panathinaikon intanto arrivavano staffette in bicicletta raccontando le sorti della gara: quando arrivò un messaggero con la notizia della rimonta di Louis la folla esplose in un boato, replicato all’ingresso del campione greco nello stadio. Sulle tribune esplose un fremito di emozione tanto che i due figli del re, Costantino e Giorgio, decisero di scendere sulla pista ed accompagnare l’eroe nei suoi ultimi metri. Louis chiuse in 2h58’50”, precedendo il secondo, il già citato Vassilakos, di 7’13”, terzo fu l’ungherese Kellner in 3h06’35”, unico superstite della pattuglia straniera, salito sul podio per la squalifica del greco Spiridon Belokas che aveva profittato lungo il percorso di un carretto per un passaggio...

Il re di Grecia gli regalò un cavallo e un carretto per tornare nella sua Maroussi, dove Louis riprese la sua attività di pastore e agricoltore, per coltivare il podere regalatogli dalla comunità greca in Inghilterra, mentre la leggenda racconta che un oste gli offrì pasti gratis per dieci anni. Nel 1926 Louis venne anche arrestato con l’accusa di falsificazione di documenti militari, dopo un anno di prigione fu scagionato e liberato con grande giubilo sui giornali dell’epoca che gli restituirono l’onorabilità perduta. Louis, nato il 12 gennaio 1873, morì il 26 marzo 1940: la sua città, nella quale oggi lo sport nazionale è il basket, gli ha intitolato lo stadio olimpico costruito per i Giochi del 2004. E proprio nel 2004 la gara primaria è stata ripetuta, sia nella sua località di partenza che in quella di arrivo: il suo epigono è stato Stefano Baldini. Ma questa è un’altra storia…
Credito foto: Archivio Cio
Credito foto homepage: rarehistoricalphotos.com
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