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ROMA, E' L'ORA DI DECIDERE DEL SUO FUTURO
di Gabriele Gentili
Molti, apprendendo i contemporanei risultati di Milano, hanno tuonato contro la Maratona di Roma, che perdeva il primato di città più veloce d’Italia bollando come fallimentare la sua 25esima edizione. Chiariamo subito un punto: non è stato così, se si pensa alle prospettive della gara all’indomani della defenestrazione da parte del Comune del comitato organizzatore che aveva portato la Capitale fra le grandi città planetarie sedi di maratona. Quella disputata quest’anno è stata un’edizione “una tantum”, gestita direttamente dalla Fidal per traghettare la gara verso un nuovo comitato, scaturito dal bando indetto dal Comune e del quale si attendono ormai da mesi i risultati. Cancellare la gara sarebbe stato un delitto, ma chiaramente gli strumenti a disposizione erano più limitati rispetto a un’organizzazione collaudata da oltre un ventennio. Il risultato finale è stato comunque lusinghiero, con numero chiuso di adesioni posto a 10.000 e 8.862 arrivati nonostante la pioggia e il freddo, a ristabilire il primato almeno numerico della Capitale.

L’edizione di quest’anno ha anche avuto un sapore particolare: Roma ha celebrato le nozze d’argento con la maratona accogliendola in una città dove la parola “mobilità” è vissuta ben diversamente da come avveniva per la prima edizione. Allora Roma era ancora scettica e diffidente nei confronti della maratona, ora la vede quasi come una boccata d’ossigeno per una città che quotidianamente soffre le pene dell’inferno per i trasporti, con la metropolitana delle fermate chiuse e gli autobus vetusti e a rischio d’incendio. Purtroppo però il rapporto tra corsa e istituzioni è di guerra latente: se da una parte il Comune si è schierato in pompa magna per la “sua” maratona, dall’altro sta facendo una lotta insensata a chi organizza gare, con cancellazioni che si susseguono a cancellazioni, al centro come in periferia, purtroppo col beneplacito della Fidal.

In un clima freddo sia meteorologicamente che moralmente, Roma ha comunque messo in scena una “signora” maratona. Quest’anno c’era anche la possibilità, mancata per troppe edizioni, di tifare per un italiano, l’ex campione europeo Daniele Meucci che aveva identificato nella maratona capitolina la prova generale dei Mondiali. La gara del pisano purtroppo non è mai decollata, troppa la differenza tra il clima trovato nel lungo periodo di allenamento in Namibia, terminato solo due giorni prima e quello riservato dalla falsa primavera romana. La sua corsa è finita dopo 33 km, quando ormai il treno degli etiopi era andato via. Il miglior italiano è stato così Ahmed Nasef, marocchino da anni trapiantato a Desio e con un passato di buon livello internazionale, che per la terza edizione consecutiva si è aggiudicato il platonico premio di miglior atleta di casa finendo 11° in 2h16’57”.

Se in campo maschile la vittoria di Tebalu Zawude Heyi in 2h08’37” può essere considerata su tempi di medio livello, la prestazione di Megertu Alemu (sotto nella foto) è stata eccezionale: il suo 2h22’52” non solo rappresenta il nuovo primato della corsa, limando 1” al tempo della russa Bogomolova del 2008, ma è stato ottenuto in condizioni climatiche proibitive e senza lo stimolo agonistico delle rivali. La Alemu si è migliorata di oltre 5 minuti e la sua prestazione la proietta direttamente in una nuova dimensione. Finisce ai piedi del podio la gara dell’azzurra Laila Soufyane, tornata alla maratona dopo due anni e mezzo. Il suo tempo finale, 2h34’54” non è all’altezza delle sue aspettative proiettate verso il muro delle 2h30’ e, magari, una convocazione azzurra, ma con una Roma così poco accogliente (climaticamente parlando) poco di più si poteva fare.
Credito foto: giancarlo_colombo_Fidal
Credito foto homepage: giancarlo_colombo_Fidal
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