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LETTERA "G"
di Enrico Monti
Gear: trasmissione, organo di trasmissione, organo che può trasmettere, attenti all’organo!!…(non è vero che la bici lo rende molle e triste, dipende dagli additivi: occhio!)
 
Gabba: indumento che rende impermeabile all’acqua e invisibile agli avversari. Chi indossa il gabba sparisce nelle curve spazio temporali e riappare a pochi chilometri dall’arrivo dopo una saetta perfettamente asciutto. In senso compiuto gabba anticipa la gabbata, tipica soluzione strategica volta a deviare prima della salita: stavolta “l’ho gabbata”.
Gabbietta: chi non ha mai utilizzato la celebre gabbietta fermapiedi non può capire quante cadute da pirla ci volevano per impratichirsi da principianti ciclisti. La gabbietta aveva il pregio di lasciar libero il piede in volata (perché ti dimenticavi di stingerla) scalciando come un mulo,  e imprigionare lo stesso in caso di bisogno (i cordoli in cemento delle rotonde sono impreziositi dalle sculture eseguite da incisivi e canini dei ciclisti colti alla sprovvista dagli automobilisti). Certo il fascino delle gabbiette con tanto di cinghietti da 40 cm. tipo di minigonne da F1 ci manca: ci consoliamo con i caschi a sogliola, adattati benissimo alle cervici.
 
Gambale: pezzo di stoffa più o meno tecnologica che protegge le parti basse delle gambe da freddo, umidità e acqua. Qualcuno ha provato anche a costruire un gambale per la terza gamba, onde impedire la totale scomparsa della stessa dopo 200 e più chilometri, con scarsi risultati. Hanno anche provato a tirarla fuori post gara con del formaggio o dello spek ma pare che la sola cosa che funziona sia la patata…
 
Gara: fin dagli albori dell’evoluzione l’uomo è stato un animale competitivo. Si competeva per il cibo, per la grotta, per una donna/uomo. Girata sul mondo delle due ruote la competizione è stata naturale come dare una gomitata in volata o infilare una bella pompa nei raggi anteriori. Le gare però non sono tutte uguali, ne elenchiamo alcune.
Gara in linea: si parte da una località e si arriva in un’altra, su strade generalmente aperte al traffico e chiuse per l’occorrenza. In caso di gara amatoriale dopo 15 minuti si apre la caccia! Ogni 3 amatori una settimana a Ibiza.
Gara in circuito: per eliminare il problema della chiusura e sorveglianza di chilometri e chilometri di strada si delinea un circuito chiuso ad anello, di lunghezza generalmente inferiore ai 10 chilometri. Ma come in natura, se entra un lupo nel gregge si fanno delle mucchie da paura! Il pregio è di poter controllare e ammirare la capacità gestionale dei nostri atleti, al loro strategia, ascoltare quasi tutte le bestemmie e contare gli sputi, individuare quasi tutti i lanciatori di borracce ripiene di cemento, raccogliere con una sola ambulanza tutti i caduti. Altra caratteristica di questo tipo di gare è l’arrivo in volata a frattura multipla con fotofinish.
Gara in salita o cronoscalate: questa categoria di manifestazioni è senza dubbio l’apoteosi della tecnica applicata al ciclo, qui ogni centimetro, ogni vite, ogni filo, ogni dente è limato, alleggerito, costruito e acquistato su siti affiliati alla USAF, alla NASA o all’ ESA. Alzi la mano chi ha trovato una bici più pesante di una moneta da due euro. La cronoscalata è il regno di corridori anoressici a schermografica automatica di profilo. La cronoscalata è un’arte coltivata per lunghi mesi che si esaurisce in una decina di minuti liberando energie e tensioni pari a drugster.
Gara a cronometro: come per la cronoscalata la crono tradizionale è una disciplina zen che non si improvvisa ma si coltiva con amore come una pianta di marjuana. L’effetto è il medesimo: adrenalina e gioia ipnotica mentre i tuoi muscoli come una vaporiera fumano watt a scatafascio. Qui il mezzo è ancora più importante per le alte velocità a cui si viaggia per tutta la durata della crono. Così vediamo arzilli vecchietti posizionarsi sulla riga di partenza con mostruosi mezzi calandrati e spoilerati e ruote da 300 stile ruspa. Con la forza della volontà che qui non manca mai superano agevolmente la sposa con borsa della spesa che sua malgrado si trova a competere nel circuito paesano. Piegano da paura mettendo fuori il ginocchio e perdendo la rotula nella solita fontana di ghisa messa a spigolo in piazza. Attraversano pari pari la serra di fiori della zia Pina scambiando il telo bianco per lo striscione dell’ultimo chilometro. Scaricano tutti i cavalli rimasti nel rettifilo di arrivo fermandosi solo dopo due chilometri sulle scalinate della chiesa, in braccio al prete che apre la processione. La crono fa male… quasi a tutti.
Gare a squadre: in questo caso si consiglia di non essere troppo amici e/o affiatati, il Team per questo tipo di gare ha vita più breve delle farfalle…
 
Griglia: non è l’utensile preposto alla cottura, è un’usanza di derivazione orientale che i ciclisti praticano prima della partenza di una gran fondo. Troppo facile scaricare la bici, mettere il numero, controllare di avere tutto e partire, NO! Bisogna arrivare almeno 1 ora e 45 minuti prima e posizionarsi tranquillamente in uno stallo più o meno delimitato da transenne e bindelle e aspettare, con qualunque condizione atmosferica (nella Valle del Bove sono stati trovati ciclisti del Paleolitico plastificati dall’Etna). Passi sotto il solleone, passi sotto l’acquazzone, passi stipati in 200 in un metro quadro, però non passi aspettare per lunghissimi minuti sotto l’attacco del nostro vicino, Alì il Chimico, che con tutta la robaccia con cui ha fatto colazione tira delle legnate raso terra che bruciano gli occhi. Ecco, un appello agli organizzatori: fate una griglia dedicata ai petomani e a chi soffre di meteorismo, perché gareggiare con gli alveoli polmonari bruciati non va bene!
 
Guanto: estivo, invernale, elastico, a strappo, in gorotex, in windtex, in tex mex, col peperoncino o al naturale, ogni guanto per ogni stagione, anche in latice….e ricordate che senza guanto porta sfiga…o figli.
Credito foto: http://mercatino.bdc-mag.com/
Credito foto homepage: Archivio Sport Service
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7