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UN SESTETTO A GIOCARSI LA "ROJO"
di CicloZeman
La Vuelta spagnola è vicina a emettere i suoi verdetti e, tenendo fede al proverbio “non c’è due senza tre” il principale candidato alla vittoria è un britannico, come lo era il vincitore del Giro d’Italia (Chris Froome) e del Tour de France (Geraint Thomas). Simon Yates (Mitchelton Scott) (sotto nella foto) fino alla cronometro di lunedì non ha sbagliato nulla, tenendo a freno la sua irruenza e sapendo che per lui il difficile viene ora, con le tappe conclusive. Il vantaggio sugli avversari è ancora ridotto, ma si sa che essere davanti è sempre meglio… La corsa spagnola si conferma estremamente incerta, frutto sicuramente di un percorso generale ben costruito ma anche di un livellamento verso il basso, per quanto finora la corsa sia stata divertente, non c’è paragone con gli ultimi Giri d’Italia, emozionanti fino al weekend finale.
A ben guardare coloro che possono ancora aggiudicarsi la Vuelta sono ben 6. C’è Yates che ha mostrato di avere le energie per gestire la corsa vissuta finora nell’anarchia non essendo il Team Sky nella necessità di controllarla, poi c’è la coppia della Movistar con l’inarrestabile Valverde a 33”, che sogna di aggiudicarsi a 38 anni il suo primo grande Giro e Quintana quarto a 1’15” che si conferma ottimo scalatore ma a fasi alterne, non abbastanza continuo per comandare in una corsa simile. La sorpresa finora è Steven Kruijswik, l’olandese della Lotto Nl Jumbo che già era piaciuto tantissimo al Tour come luogotenente di Roglic, ma che in Spagna si sta mostrando capace anche di dirigere la squadra e che, come ogni olandese, ha ben sfruttato la frazione contro il tempo, 52” il suo ritardo. Attenzione poi alla novità iberica Enric Mas (Quick Step Floors) vera rivelazione della Vuelta che è quinto a 1’30” e precede Miguel Angel Lopez, il leader dell’Astana a 1’34”. Tutti hanno la possibilità di ribaltare la corsa che promette scintille soprattutto nelle ultime tappe.

Chi sperava di trovare fra questi Fabio Aru è rimasto deluso: il sardo non ha mostrato quei progressi di condizione auspicati, il che è un brutto segnale in ottica Mondiali, dove comunque Aru ha già detto che se correrà, sarà come semplice aiutante per il capitano unico Nibali, ma anche per il suo stesso futuro: sono ormai due anni che il capitano della Uae Team Emirates non ne azzecca una e la sensazione che il suo apice della carriera sia già passato è forte. Aru ha solo 28 anni, le possibilità di riscatto ci sono, ma certamente va rivisto qualcosa in sede di preparazione e di approccio ai grandi eventi.

Non tutto però è da buttare. Elia Viviani (Quick Step Floors) ha centrato due volate legittimando la sua scelta di partecipare alla corsa spagnola, ma chi ha entusiasmato è stato Alessandro De Marchi (Bmc), sempre all’attacco fino a conquistare la difficile tappa di Ribeira Sacra arrivando solo al traguardo dimostrando che quando c’è la voglia di emergere nessun traguardo è precluso. E Nibali? Lo Squalo ha lavorato tantissimo alla Vuelta, andando anche in fuga e mostrando rispetto all’inizio della corsa iberica confortanti progressi di condizione. Basteranno per il terribile mondiale di Innsbruck? Solo il tempo potrà dare la risposta...
Credito foto: www.cyclingnews.com
Credito foto homepage: nicolas_gotz_per_equipegroupamafdjfr
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