Prove generali di Tour de France in terra transalpina, con il Giro del Delfinato che si è confermato una delle prove a tappe più appassionanti, al di fuori del circuito dei grandi Giri. Una settimana di frazioni senza soluzione di continuità, con cronometro individuali e a squadre e le ultime tre tappe di montagna che hanno rivoluzionato la classifica. In casi simili la classifica va guardata facendo attenzione a non tirare bilanci in ottica Grande Boucle perché coloro che sono attesi come protagonisti nelle tre settimane più importanti dell’anno puntano più ad affinare la condizione. E’ il caso di Vincenzo Nibali, che al di là di qualche timida avanzata nelle prime posizioni ha badato ad accumulare km, venendo spesso staccato appena i ritmi in salita diventavano molto alti. Più che il 24° posto finale o gli oltre 20 minuti di ritardo dal vincitore Geraint Thomas, a preoccupare lo Squalo è stato il rendimento della Bahrain Merida nella cronosquadre, che al Tour avrà un peso specifico rilevante. Si attendono materiali nuovi per le bici, sperando che riescano a compensare almeno parzialmente distacchi apparsi pesanti.
La corsa ha fatto registrare una doppietta britannica, seguendo un’onda già vissuta al Giro d’Italia. Come detto a vincere è stato Geraint Thomas (Team Sky) (nella foto della homepage) sempre a suo agio in questo tipo di corse, che ha chiuso con un minuto esatto su Adam Yates (Mitchelton Scott) fratello di Simon protagonista ancorché sfortunato al Giro. Thomas ha mostrato una grande condizione in salita, candidandosi per un ruolo importante nella squadra come luogotenente di Froome, che ha fortemente bisogno di una batteria di uomini affidabili in salita. E’ piaciuto ancora una volta Romain Bardet (AG2R La Mondiale) terzo a 1’47” e che prosegue una stagione nella quale è stato sempre in prima fila, sia nelle prove brevi a tappe che nelle classiche dall’altimetria più impegnativa. Al Tour potrà certamente recitare un ruolo da protagonista, i padroni di casa sperano che sia l’uomo giusto per interrompere un digiuno ormai ultratrentennale.
In casa italiana, detto di Nibali, sono piaciuti sia Gianni Moscon, che ha anche vestito la maglia di leader salvo poi perdere terreno in salita ma dimostrando di poter andare a caccia di soddisfazioni parziali al Tour, sia Damiano Caruso, alla fine quinto a 2’44”. Il corridore della Bmc è sicuramente in grado di puntare quantomeno alla Top 10 al Tour, tutto sta se riuscirà a trovare quella continuità necessaria in una corsa lunga oltre tre settimane, questo è sempre stato il suo tallone di Achille. Apparentemente però la sua condizione deve ancora crescere, soprattutto in salita.