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IL MIRACOLO SFIORATO DA NIBALI
di CicloZeman
Ci sono volte in cui il secondo arrivato fa notizia più del primo, riesce a colpire la fantasia popolare risultando il vincitore morale della corsa e avendo un’eco quasi superiore a quello che avrebbe avuto tagliando per primo il traguardo. Il Giro di Lombardia di Vincenzo Nibali andrebbe studiato nei minimi dettagli e mandato a memoria da tutti quelli che operano nel ciclismo italiano, corridori, tecnici, dirigenti, anche quella razza purtroppo in estinzione degli sponsor appassionati di ciclismo. La gara dello Squalo è stata l’esatta dimostrazione che dove non arrivano le gambe, dove manca la condizione fisica specifica, si può supplire con l’orgoglio, la testa, la fantasia. Mettendo a confronto i due grandi protagonisti della classica delle foglie morte, Nibali e il francese Thibaut Pinot (entrambi sotto nella foto), contestualizzandola al momento specifico, è evidente come la bilancia pendesse a favore del transalpino, l’uomo più in forma del momento come aveva dimostrato alla precedente Milano-Torino, tradizionale antipasto dell’ultima classica Monumento. Eppure il siciliano è riuscito a tenere la corsa in bilico fin quasi alle battute finali, inventandosi sul Muro di Sormano un numero dei suoi che ha sparigliato le carte.
Nibali ha fatto sognare fino alla sua ultima stilla di energia, ma contro un Pinot (all'arrivo nella foto della homepage) simile, uscito in forma smagliante dalla Vuelta e forse non abbastanza considerato dai tecnici francesi al mondiale, non c’era nulla da fare. Il siciliano ha pagato sulla salita del Civiglio lo sforzo fatto per raggiungere Roglic nella salita precedente: lo stesso sloveno e il colombiano Egan Bernal, autore di una discesa eccezionale tale da permettergli di riagganciare il terzetto di testa, avevano già ceduto, ma a 200 metri dallo scollinamento anche Nibali ha dovuto alzare bandiera bianca di fronte a Pinot, che si proiettava da padrone verso il traguardo. Nibali ha stretto i denti per difendere la seconda piazza, un risultato che vale molto di più considerando quel che ha passato e che gli dà una spinta nuova verso il prossimo biennio, proiettato verso Olimpiadi-Mondiali 2020 su terreni dove potrà prendersi le attese rivincite.

Se Nibali e Pinot sono stati i primattori, è mancato totalmente Valverde, anche se analizzando la prova del campione mondiale, non solo al Lombardia ma anche nelle prove precedenti (Piemonte e Milano-Torino) va detto che anche lo spagnolo ha provato a essere protagonista malgrado una condizione in calando, frutto probabilmente anche di un cedimento motivazionale dopo aver colto a 38 anni quel traguardo inseguito per un’intera carriera. Certo il Lombardia era un’occasione unica per vincere una grande classica con la maglia iridata indosso, ma è anche vero che la stagione di Valverde è stata lunghissima, iniziata a febbraio, il fisico ha presentato il conto anzitempo.

Il Lombardia chiude la stagione delle classiche che era iniziata con la Sanremo, ancora nel segno di Nibali. In questo momento il ciclismo italiano è tutto sulle sue spalle, un peso troppo grande. Speriamo che il 2019 porti un po’ di linfa al settore, in tutte le sue sfaccettature, dalle classiche in linea alle grandi corse a tappe, senza che ci si debba sempre appellare alla straordinaria fantasia dello Squalo.
Credito foto: Gettyimages_per_cyclingnews.com
Credito foto homepage: Sirotti_per_equipegroupamafdj.com
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