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UN GIORNO DA RICORDARE PER L'ITALIA
di Gabriele Gentili
Erano tanti anni che la mountain bike italiana non viveva una giornata come quella di Vallnord, trovando un suo rappresentante sul gradino più alto del podio della prova maschile. Una gioia riservata a pochissimi, ultimo Marco Bui, e all’elenco si aggiunge ora Gerhard Kerschbaumer (in azione sotto nella foto). In Val di Sole aveva preso le misure al grande Nino Schurter, a Vallnord ha sfruttato la sua maggior abitudine all’altura dove si era allenato a lungo a fine primavera per abbattere il mito elvetico. Una resa incondizionata la sua, conscio di avere di fronte un rivale che andava al doppio della velocità in salita. I due hanno fatto il vuoto nella prima parte tanto che dopo un’ora di gara era quasi un minuto il vantaggio su Mathieu Van Der Poel e mentre il vantaggio andava ulteriormente aumentando Kerschi a tre giri dalla fine riusciva a staccare il rivale facendo impazzire tutti i suoi tifosi. La gara era risolta e il vantaggio del campione tricolore della Torpado Sudtirol andava aumentando fino a chiudere con 1’13” su Schurter, uno dei distacchi maggiori subiti dall’iridato nelle ultime stagioni, terzo l’olandese Van der Poel a 2’06”. Era proprio dalle dichiarazioni di Schurter che si comprendeva la portata della vittoria di Kerschi, una resa firmata dall’elvetico che ora vuole la rivincita in terra americana a fine mese.
La giornata d’oro dell’Italia non si è concentrata solo su Kerschbaumer. Grandissima anche la prestazione di Luca Braidot (Carabinieri) finalmente continuo per tutto l’arco della gara fino a chiudere sesto a 3 minuti netti, ma sono piaciuti anche il suo compagno di colori Nicholas Pettinà, partito addirittura per 77° e risalito fino alla 14esima piazza a 4’49” e Nadir Colledani (Bianchi Countervail) 21° a 5’24”. In classifica Kerschbaumer risale al sesto posto con il podio nel mirino, ma ora fari puntati sul Tricolori della prossima domenica per confermare il titolo vinto lo scorso anno, che aveva aperto la seconda fase della sua carriera.

Nella prova femminile la conferma dell’immortalità, sportivamente parlando, di Gunn-Rita Dahle (al centro sul podio nella foto della homepage) che a 45 anni continua a collezionare successi in Coppa. La norvegese ha saputo leggere strategicamente la gara seguendo le orme della svizzera Jolanda Neff quando questa ha attaccato nel secondo giro, facendo il vuoto. Nella terza tornata la Neff guadagnava anche sulla Dahle, ma andando avanti col suo ritmo la nordica riusciva a recuperare e nella penultima tornata staccava la stanca rivale per vincere in 1h22’58” con 25” sulla stessa Neff e 47” sulla canadese Emily Batty, bravissima a recuperare dopo problemi alla catena nella prima parte di gara. Lontana Eva Lechner (Clif Pro Team) 25esima a 8’19”. Fra le Under 23 ben 5 le azzurre nei primi 15 posti, ma è mancato l’acuto. Dietro l’imprendibile svizzera Sina Frei, ormai padrona assoluta della categoria, la migliore italiana è stata Marika Tovo (Rudy Project) quinta dopo aver ceduto alla spagnola Garcia nell’ultima tornata, chiudendo con 3’49” di distacco. In campo maschile la concorrenza è molto più uniforme e questa volta l’ha sputata il figlio d’arte francese Joshua Dubau, al secondo successo stagionale, che com’era avvenuto ad Albstadt ha preceduto il connazionale Philipp Antoine, terzo il ticinese Filippo Colombo. Appena due gli italiani al via, ma notevole è stata la prestazione di Alessio Agostinelli (Superbike Bravi) partito nelle retrovie ma risalito fino alla 15esima piazza a 3’09”.
Credito foto: www.redbull.com
Credito foto homepage: www.redbull.com
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