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THOMAS VINCE UN TOUR "PICCOLO"
di CicloZeman
Molti non saranno d’accordo, ma quello che è appena andato in archivio è stato uno dei Tour più noiosi degli ultimi anni, soprattutto se paragonato allo splendido Giro d’Italia 2018. Un giudizio da tifosi delusi dal ritiro di Nibali, soprattutto per come è arrivato? Forse un pochino sì, ma è innegabile che l’assenza dello Squalo nelle tappe pirenaiche si è fatta sentire perché al Tour di quest’anno è mancata soprattutto la fantasia, quella che aveva consentito allo stesso Froome di ribaltare le sorti di un Giro compromesso. Il britannico, che andava a caccia della sua quinta vittoria in terra francese, alla fine ha pagato dazio alle fatiche italiane, accusando un calo di condizione nella terza settimana (relativo comunque, vista la sua cronometro finale), ma probabilmente il britannico se ne era già accorto prima e aveva pilotato nella maniera migliore il suo scudiero Geraint Thomas, arrivato così al successo più importante della sua carriera su strada (non dimentichiamo che è stato due volte olimpionico nell’inseguimento a squadre e questa connessione fra pista e strada nel ciclismo britannico è la dimostrazione di come le due discipline debbano andare di pari passo). Thomas è un ottimo corridore, forse non un campione, ma è quell’ideale vincitore di transizione per la Sky in attesa della maturazione di Egan Bernal, che anche al Tour ha mostrato di essere in possesso di talento purissimo.

Thomas (sul podio nella homepage e con la maglia gialla nella foto sotto) ha vinto perché era il più forte, ma anche perché gli altri non lo hanno messo mai in difficoltà. Non Dumoulin, anche lui con i muscoli intossicati dalle fatiche del Giro, che comunque porta a casa un altro secondo posto confermandosi il miglior specialista dei grandi Giri (team Sky a parte…). Non Roglic, comunque maturato alla grande fino a sfiorare il podio, soprattutto non la Movistar, partita per mostrare ma alla fine rimasta prigioniera delle sue contraddizioni. Da tutto ciò ne emerge un Tour povero, dominato da una sola squadra, testimonianza anche di un periodo storico del ciclismo nel quale i campioni veri latitano. Sky a parte, uno c’era che poteva sovvertire un copione già scritto, ma l’hanno eliminato anzitempo...
Thomas comunque è un vincitore più che degno, per caratteristiche ricorda molto Bradley Wiggins del quale ha ricalcato parte della carriera, ma rispetto all’illustre connazionale ha qualcosa in più in salita e le due vittorie consecutive di tappa legittimano appieno il suo trionfo finale. Quanto a Froome, sarà ora da vedere che piega prenderà la sua carriera: i dirigenti del Team Sky, in caso di sua vittoria, pensavano addirittura a schierarlo alla Vuelta, un progetto affascinante ancorché folle che ora è tornato nel cassetto. Magari il britannico farà un pensierino al Mondiale, che si preannuncia incertissimo e dove la Gran Bretagna potrà recitare un ruolo da protagonista assoluta. Resta però la sensazione che il livello generale dei campioni delle corse a tappe non sia all’altezza del passato e questo penalizza lo spettacolo.
Credito foto: bettiniphoto_per_vitesseoline
Credito foto homepage: www.letour.fr/en
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