La cronometro finale, estremamente appassionante nella sua nuova formula mutuata dagli sport invernali e dal pentathlon moderno (ma che ha fatto storcere il naso ai puristi del ciclismo) ha visto Vlasov guadagnare subito terreno nei confronti del rivale, che anzi perdeva secondi su secondi vedendosi anche rimontare dal portoghese Joao Almeida e dall’australiano Robert Stannard, autore del miglior tempo finale. Vlasov andava quindi a vincere con 46” sul lusitano e 52” sull’australiano, con Osorio solo sesto a 1’57” e poco gli vale la palma di miglior talento espresso alla dieci giorni in terra tricolore.
Veniamo agli italiani: il migliore è stato Alessandro Covi, ottavo a 6’28”, 12° Luca Covili a 8’11”. Risultati che la dicono lunga sullo stato di salute del ciclismo italiano nelle corse a tappe tanto da far dire al ct azzurro Davide Cassani che siamo rimasti indietro di trent’anni... Il problema è che le difficoltà vanno oltre le corse a tappe, è un problema generale, anche se la corsa rosa qualche vittoria di tappa l’ha portata, ultima quella di Alberto Dainese nella prima semitappa della giornata finale. Ora i migliori azzurri U23 saranno chiamati a gareggiare a Tarragona ai Giochi del Mediterraneo, con Covi e Affini in testa: un buon risultato non è per nulla scontato, anche perché saranno a confronto con alcuni professionisti, anche se non di primissima fascia.
|