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CICLOCROSS, È TEMPO DI CAMBIARE
di Gabriele Gentili
La stagione del ciclocross è andata in archivio lasciando alcune considerazioni legate soprattutto all’attività italiana: la sensazione è che il movimento nazionale sia uscito dalla crisi nella quale era attanagliato fino a poche stagioni orsono, ma abbia bisogno di ulteriori cambiamenti per effettuare il definito salto di qualità. Non si tratta tanto di nomi, i campioni ci sono per il presente e l’immediato futuro, ma c’è nel profondo la sensazione che manchi un progetto a più largo raggio che coinvolga maggiormente le giovani generazioni.

 

Il paragone con la Mtb è d’obbligo: il rilancio del settore delle ruote grasse in Italia è passato attraverso un profondo investimento, innanzitutto d’idee, sul settore di esordienti e allievi, che hanno molte challenge che attraversano tutta la stagione, le quali costruiscono un calendario anche più fitto di quello assoluto. Il risultato è stato un coinvolgimento di vari comitati regionali e un’attività che è andata man mano ingrandendosi, soprattutto nell’aspetto quantitativo dei ragazzi in gara. Un discorso simile deve essere effettuato per il ciclocross, attraverso circuiti specifici dedicati ai più giovani e un forte impulso che deve arrivare dalla periferia. Serve un progetto ad hoc, sul quale magari potrebbe lavorare il cittì azzurro Scotti e il suo staff nei mesi primaverili ed estivi.

 

Nel complesso l’attività dei circuiti italiani è molto folta considerando che la stagione sui prati è relativamente breve, molto più breve di quella su strada o offroad. In Italia esiste un circuito nazionale, il Giro d’Italia che però ha una forte connotazione centro-meridionale, più svariati circuiti regionali o di zone (nordest con il Circuito Triveneto oppure sud con il Due Mari). La challenge rosa quest’anno ha funzionato perché ha portato molti dei migliori nomi italiani a gareggiare in località normalmente lontane dal ciclocross d’elite e questo è un merito, ma in questo momento serve anche qualcos’altro, considerando che ci sono classiche molto prestigiose come il Mamma e Papà Guerciotti o la prova di Faé d’Oderzo che ottengono risalto anche all’estero. È il momento di collegare le gare internazionali del calendario italiano e realizzare anche nel ciclocross un circuito come gli Internazionali d’Italia della Mtb, in modo da convincere anche i big stranieri a gareggiare in Italia, confrontandosi con i nostri. Solo così potremo ulteriormente crescere, aumentando le occasioni di confronto con le principali scuole internazionali, tanto più ora che l’Italia non ha prove di Coppa del Mondo e le altre principali challenge sono confinate entro i territori d’Olanda e Belgio.

 

A proposito di challenge, con la tappa di MIddelkerke anche il Superprestige è andato in archivio consentendo all’olandese Mathieu Van Der Poel (sotto nella foto) di realizzare la tripletta di trofei con Coppa del Mondo e Dvv. Nell’ultima prova Van Der Poel ha la strada spianata dall’assenza del suo rivale, il campione del mondo belga Wout Van Aert che dopo la clamorosa vittoria iridata di Valkenburg ha tirato i remi in barca. Alle sue spalle sono così finiti Tim Merlier a 15” e Michael Vanthourenhout a 19” con Gioele Bertolini 25°, mentre fra le donne la vittoria, sia nella tappa finale che nella classifica complessiva, è andata all’iridata belga Sanne Cant. Ora molti dei protagonisti della stagione si dedicheranno ad altre specialità, con Van Der Poel già intenzionato a dare battaglia al grande Nino Schurter nella Coppa di Mtb a cominciare da inizio marzo in Sud Africa. La condizione fisica d’altronde è ancora dalla sua parte, almeno per ora.

Credito foto: sellesmp.com - cyclingnews.com
Credito foto homepage: federciclismo.it
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