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NIBALI, ANALISI DI UN CAPOLAVORO
di CicloZeman
Un vero capolavoro. Fra le tante vittorie di Vincenzo Nibali, quella dell’ultima Milano-Sanremo si staglia netta nel firmamento ponendo lo Squalo dello Stretto fra gli immortali del ciclismo. La ragione è semplice: un corridore come Nibali, da sempre portato per le corse a tappe e più adatto alle classiche “dure”, con asperità in grado di fare la differenza, sembrava l’antitesi rispetto alla Classicissima, terreno di caccia per velocisti, ma Nibali ha saputo supplire con la fantasia come in passato avevano fatto campioni come Chiappucci e Bugno, Moser e Fignon. E’ proprio questa la forza del siciliano, capace di inventarsi sempre qualcosa come ha fatto sul Poggio.

Nibali era stato bravissimo alla Tirreno-Adriatico a mascherare la sua crescita di condizione, con poche azioni che sembravano fini a se stesse ma che invece servivano per misurare la sua forma e accrescere la sua convinzione. In gara ha vestito per oltre 200 km il ruolo di guardaspalle a Sonny Colbrelli, salvo poi piazzare la stoccata sul Poggio dopo che Mohoric aveva tirato il gruppo. Il suo scatto a 6,3 km dal traguardo è stato impressionante, tanto da scollinare con 12” tenuti intatti in discesa, poi gli ultimi 2 km sono stati una sofferenza, con le squadre dei velocisti a inseguirlo, ma senza successo.

Per Nibali già questa vittoria vale una stagione, ma la condizione palesata cambia le prospettive almeno per la primavera: il suo obiettivo dichiarato è la Liegi-Bastogne-Liegi che si attaglia perfettamente alle sue caratteristiche se la gara sarà dura sin dalle prime battute, ma anche il Giro delle Fiandre, che il siciliano affronterà per la prima volta, potrebbe anche riservare sorprese e dispiace che Nibali abbia detto no alla Parigi-Roubaix, perché sul pavé ha dimostrato a più riprese al Tour di saper volare…

Se Nibali (sotto all'arrivo e nella homepage) si merita un bel 10, la Milano-Sanremo premia anche il ciclismo italiano nel suo complesso. Erano anni che non vedevamo gli italiani protagonisti in massa alla Classicissima, dove la vittoria di un padrone di casa era attesa da oltre un decennio. E’ piaciuto tantissimo Matteo Trentin, che proiettandosi all’inseguimento di Nibali staccando il gruppo ha fatto sognare la doppietta (e anche qualcosa di più quando ha provato a raggiungerlo Enrico Battaglin) e anche se l’impresa non è riuscita, ha confermato di essere un campione di razza per le classiche dove potrà esprimersi al meglio, a cominciare dalla Gand-Wevelgem. A lui va un 8 pieno, mentre dall’altra parte tanti sono i bocciati, a cominciare dal campione del mondo Sagan che ha confermato di non aver raggiunto la condizione migliore, gli sono mancate le gambe per seguire l’indiavolata azione di Nibali, lo stesso dicasi per il campione uscente Kwiatkowski, reduce dalla trionfale Tirreno-Adriatico ma incapace di mettere a frutto il lavoro della squadra sulla rampa finale. I due hanno più giocato l’uno contro l’altro, permettendo a Nibali di avvantaggiarsi. Capitolo velocisti: molti si sono fatti fuori da soli con cadute che hanno costellato la corsa, come quelle di Greipel e Cavendish (spaventoso il suo salto mortale dopo aver incocciato una rotonda…), alla fine il migliore è stato l’australiano Caleb Ewan, arrivato alla ruota di Nibali precedendo il francese Demare, che al di là del siciliano è stato quello apparso più in palla di tutti: magari senza quell’invenzione degna di un fuoriclasse, la Sanremo sarebbe stata ancora sua.
Credito foto: bettiniphoto_per_sidi.com

Credito foto homepage: bettiniphoto_per_sidi.com

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