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IL MONDIALE PIÙ INCERTO DI SEMPRE
di CicloZeman
Raramente un Mondiale di ciclismo ha vissuto un’attesa spasmodica come quella per l’edizione di Innsbruck, considerata, guardando l’altimetria, come la più impegnativa della sua storia recente. Un Mondiale che, a differenza di quello del prossimo anno in Gran Bretagna, ha anche un sapore preolimpico considerando che gli organizzatori di Tokyo 2020 hanno annunciato un tracciato disegnato sul Monte Fuji piuttosto simile, in quanto ad altimetria e costruzione del percorso, a quello austriaco. La gara di domenica 30 settembre si preannuncia incertissima, una corsa nella quale avranno egual peso le strategie di gara delle principali nazionali ma anche la resistenza dei capitani, in una giornata difficilmente pronosticabile.

I favori del pronostico accreditano due corridori giunti al Mondiale attraverso strade diverse. Il francese Julian Alaphilippe (nella foto della homepage), guardando quanto avvenuto durante la stagione e il suo cammino di avvicinamento alla gara iberica, potrebbe essere il faro della corsa: la vittoria alla Freccia Vallone più ancora della maglia a pois conquistata al Tour de France a corollario delle due tappe conquistate, sono il suo biglietto da visita, d’altronde il transalpino della Quick Step Floors già lo scorso anno era andato vicino alla vittoria, salvo cedere nel finale per la rimonta del gruppo. Alaphilippe ha dalla sua una squadra, quella francese, con gente come Pinot e Bardet che non sono solo alternative valide, ma corridori che hanno già detto di essere al servizio del capitano.

L’altro favorito è Alejandro Valverde, che a 38 anni e dopo ben 6 podi iridati senza una vittoria cerca il colpo grosso su un tracciato che gli si addice particolarmente, ricordando classiche che Freccia e Liegi dove ha collezionato vittorie in serie. A differenza di Alaphilippe, Valverde viene dalla Vuelta corsa da protagonista, ma nella quale il podio sfuggito alla penultima tappa suona come un campanello d’allarme, sintomo di un fisico al quale forse, in ottica Mondiale, è stato chiesto troppo. Anche il capitano della Movistar avrà dalla sua una squadra ricca di talento in salita e nella quale bisognerà fare attenzione anche a Enric Mas, il nuovo talento sbocciato alla Vuelta che potrebbe sorprendere tutti.
La lista di pretendenti al titolo è ancora lunga, si va dallo sloveno Primoz Roglic, emerso all’ultimo Tour e specialista delle corse a tappe, ai colombiani Miguel Angel Lopez, Rigoberto Uràn (sopra nella foto) e Nairo Quintana, pronti a far saltare il banco su un tracciato ideale per le loro caratteristiche, mentre il Belgio potrebbe affidarsi non solo a Greg Van Avermaet, che alle Olimpiadi di Rio 2016 ha dimostrato di saper interpretare alla perfezione percorsi come questi, ma anche a Thomas De Gendt, vincitore della classifica della montagna alla Vuelta. La Gran Bretagna, priva della coppia della Sky Froome-Thomas, si affida a Simon Yates ancora ebbro della gioia della Vuelta conquistata. E poi c’è un certo Peter Sagan, vincitore delle ultime tre edizioni della corsa iridata: darlo per sconfitto in partenza, pur se su un tracciato che certamente non si confà alle sue caratteristiche sarebbe un errore, anche se la forma non pare quella dello scorso anno. Ma lo slovacco è un vecchio volpone, non avendo una squadra solida al suo fianco sa nuotare nel gruppo cogliendo ogni occasione, non ci stupiremmo nel vederlo ancora nel vivo dell’azione negli ultimi giri. Infine c’è il gruppo azzurro, arrivato al Mondiale in maniera ben diversa da quella che il ct Cassani avrebbe voluto, ma che vuole stupire esattamente come ha fatto all’Europeo di Glasgow, con gente diversa ma che sa correre sulle rampe più dure.
Credito foto: www.elespectador.com
Credito foto homepage: tim_de_waele_per_www.cyclingnews.com
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