I due azzurri sono stati protagonisti per tutta la seconda parte della settimana coronando con la vittoria un lungo inseguimento al successo di tappa, che nelle due frazioni precedenti li avevano visti chiudere sempre nella piazza d’onore. La loro vittoria è la seconda di una coppia italiana nella gara a tappe sudafricana e il sesto posto finale rappresenta un invito a insistere per puntare a qualcosa di più importante, considerando che se l’altoatesino era alla sua terza esperienza, Casagrande era al suo esordio e proseguendo nel suo cammino di trasformazione da crossista in granfondista non potrà far altro che migliorare in una gara atipica come la Cape Epic.
L’edizione di quest’anno ha visto gli specialisti delle Marathon prendersi generalmente la rivincita sui crossisti. E’ vero che Grotts è uno di questi, ma Kuhlavy è uno dei pochissimi capace di emergere in entrambe le discipline. Secondi sono i grandi specialisti delle prove lunghe, il campione del mondo austriaco Alban Lakata e il ceko Kristian Hynek, che hanno portato la Canyon Topeak a chiudere a 9’38” approfittando anche del calo finale dei due Cannondale Manuel Fumic (GER) e Henrique Avancini (BRA), il primo soprattutto mentale e il secondo per problemi meccanici. 13’12” il loro distacco finale mentre quarti sono giunti due specialisti delle Marathon ancora poco conosciuto a dispetto dei risultati come lo spagnolo Francesc Guerra Carretero e il portoghese Luis Leao Pinto, della Buff Scott. La multinazionale americana ha così provato a diluire la grande delusione per il mancato bis di Nino Schurter, uscito di scena nelle prime battute della corsa insieme all’altro svizzero Matthias Stirnemann, vittima querst’ultimo di una brutta intossicazione.
La Specialized non si è accontentata della vittoria maschile, ma ha portato a casa anche il successo fra le donne con una formazione costruita esattamente come quella degli uomini, con la pluricampionessa mondiale Annika Langvad (DEN) affiancata all’americana Kate Courtney, più giovane di 11 anni con i suoi 24. Il loro successo è stato ben più netto dei colleghi, non è mai stato in discussione e alla fine il vantaggio finale è stato di ben 46’30” nei confronti dell’intramontabile tedesca Sabine Spitz, 47 anni, accoppiata alla specialista locale Robyn De Groot. Terza posizione per l’altra sudafricana Mariske Strauss insieme alla britannica Annie Last, a 53’15”.
La Cape Epic però non è solo un evento d’elite, ma una grande avventura che coinvolge appassionati provenienti da tutto il mondo, per questo anche le categorie amatoriali sono molto seguite. Perdere la corsa per 3 minuti e 6 secondi, dopo otto giornate che definire terribili è dire poco, significa quasi chiudere al fotofinish, ma alla fine la coppia della Wilier Force formata da Massimo Debertolis e dal ceko Ondrej Fojtik, più volte vincitore dell’italiano Iron Bike, era più che soddisfatta, anche considerando i nomi dei due vincitori, gli americani George Hincapie e Christian Vande Velde, dall’illustre passato nel ciclismo professionistico.