D’altronde contro Nino Schurter, anche a Lenzerheide c’era poco da fare. Il dominio dell’elvetico è ormai imbarazzante, vince tutto e sempre come un novello Eddy Merckx della Mtb. Non c’è modo di metterlo in crisi: parte sempre a tutta staccando gli avversari, chi riesce a tenere poi deve sorbirsi i suoi continui scatti a metà gara, se ancora hai fiato per rimanergli incollato non puoi portartelo in volata perché è mortifero… L’unico suo ostacolo può essere qualche problema tecnico, insomma appellarsi alla malasorte (cosa non propriamente sportiva…) altrimenti non ce n’è per nessuno.
Il terzo nome emerso dalla stagione è quello di Mathieu Van Der Poel, il più grande stakanovista delle due ruote, capace di emergere su qualsiasi bici inforchi. Non pago delle vittorie a ripetizione nel ciclocross (gli è sfuggito solo il Mondiale, probabilmente a causa delle troppe gare disputate e vinte in precedenza) ha dimostrato in primavera di essere ai massimi livelli anche nella Mtb, quasi l’unico antagonista di super Nino. In estate si è dedicato alla strada fino a conquistare un clamoroso argento europeo, poi di nuovo nella Mtb ed eccolo salire sul gradino più basso del podio mondiale, infine di nuovo a collezionare successi nel ciclocross. La domanda che tutti si pongono è che cosa potrebbe fare focalizzandosi sulla Mtb, una risposta probabilmente arriverà con l’approssimarsi dell’evento olimpico.
Per il resto la stagione ha visto da una parte la scuola svizzera che dietro Schurter continua a mostrarsi leader nel mondo, con Lars Forster in primis capace di una straordinaria prestazione agli Europei davanti all’ottimo Luca Braidot; dall’altra una Francia che al di là della tenuta ai vertici di Tempier e Marotte, (ai quali però sembra sempre mancare quel quid per vincere le gare importanti), sconta la mancata crescita della generazione dei Sarrou, Koretzky, Carod, fortissimi ma apparsi ancora un pochino acerbi. L’addio di Absalon si fa sentire, ma un campione simile non è che nasce tutti gli anni...
Fra i nomi nuovi sono emersi in maniera anche prepotente i neozelandesi Aaron Cooper e Sam Gaze, che però devono mettere un po’ a freno la loro esuberanza caratteriale per trovare continuità, mentre piace molto l’americano Howard Grotts, pronto a rinverdire fasti lontani per la Mtb a stelle e strisce. La vera rivelazione è stata però un brasiliano anche un po’ avanti negli anni, quell’Henrique Avancini arrivato fino ai piedi del podio iridato per poi sbancare il Mondiale Marathon una settimana dopo. Peccato per lui che la sia esplosione sia arrivata con due anni di ritardo rispetto all’appuntamento olimpico vissuto in casa propria.
Questo per quanto riguarda gli uomini, con un cenno al gruppo azzurro, Kerschi a parte, dove i Braidot si confermano estremamente affidabili mentre crescono i giovani Bertolini e Colledani, chiamati a ripetere “da grandi” quanto fatto vedere a livello Under 23. Per le donne ci riserviamo un capitolo a parte, per analizzare una stagione dai mille volti.