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UNA VUELTA TUTTA DA DECIFRARE
di CicloZeman
Le prime tappe della Vuelta 2018 hanno detto subito che ci troviamo di fronte a una corsa a tappe ben diversa dal recente Tour de France, non essendoci un chiaro favorito e soprattutto una squadra dominante. Il fatto che il Team Sky sia momentaneamente al comando delle operazioni con Michal Kwiatkowski (nella foto della homepage) in maglia rossa è una pura coincidenza, difficile credere che il polacco possa reggere nell’arco delle tre settimane, pur essendo un buon specialista delle gare a tappe medio-brevi. Le prime schermaglie in salita hanno dimostrato come ci sia spazio per inventare il che rende la Vuelta estremamente incerta.

Ambisce al ruolo del Team Sky la Movistar, ma tante sono le incognite, legate alla resistenza di Nairo Quintana, leader designato, fino alla fine e alla gestione della squadra. Valverde (all'arrivo sotto nella foto) si conferma un vero regista in corsa, in possesso di una condizione già eccezionale che lo spagnolo vuole affinare pensando non tanto alla Vuelta quanto ai Mondiali di Innsbruck, forse la sua ultima occasione per vestire la maglia iridata su un percorso che si confà alle sue caratteristiche. Guardando che cosa è successo nelle prime tappe, due sono i nomi che si sono messi in maggiore evidenza: il primo è Simon Yates, il britannico della Mitchelton Scott che appena la strada si rizza sotto le ruote, è subito pronto a prendere l’iniziativa. Al Giro ha entusiasmato fino all’ultima settimana quand’è andato a fondo uscendo dalla classifica, avrà ritrovato la resistenza per arrivare alla fine?
Chi piace sempre di più è Wilco Kelderman, che il Team Sunweb ha preservato al Tour. In assenza del connazionale Dumoulin, l’olandese vuole migliorare la già eccellente prestazione dello scorso anno avendo la squadra a sua disposizione, ma il team non sembra attrezzato com’era stato al servizio di Dumoulin nei due precedenti grandi Giri, quindi Kelderman dovrà metterci del suo al di là della sua grande propensione per le cronometro. Piacciono anche altri due tulipani, Steven Kruijswijk, che dopo il 5° posto al Tour ha più libertà nel suo team in assenza di Roglic e Bauke Mollema, forse l’uomo in maggior condizione, chiamato all’ultima dimostrazione di essere uomo da classifica nelle corse a tappe, oltre che ottimo scalatore finora un po’ fine a se stesso.

Capitolo italiani: le prime tappe hanno subito liberato Nibali da esagerate tentazioni di classifica, il suo ruolo alla Vuelta è affinare la gamba in vista dei Mondiali dopo quanto successo al Tour e la successiva operazione. Vederlo anche episodico protagonista nella terza settimana sarà già un segnale importante. Ben altri segnali sono attesi da Fabio Aru, che dopo il deludente Giro vuole riscattarsi in terra spagnola. Le prime avvisaglie non sono state molto incoraggianti, ma è pur vero che il distacco in classifica, 47” da Kwiatkowski, non è poi così male come prospettive, se saprà migliorare di livello col passare dei km. Chi invece continua a non convincere è Davide Formolo, ennesimo ciclista molto promettente ma che alla resa dei conti non riesce a emergere nelle grandi corse a tappe, il distacco di 2’50” dice che la classifica è già compromessa.

Finora la Vuelta non ha lasciato spazio ai velocisti: Elia Viviani e Matteo Trentin attendono le occasioni giuste per mettere il naso davanti, anche se resta forte la sensazione di una scelta sbagliata, in un periodo dove al fianco della Vuelta tante sono le classiche concomitanti, oltretutto su percorsi molto adatti alle loro caratteristiche: anche in ottica ranking era da operare una scelta diversa, oltretutto non avendo aspettative iridate da coltivare.
Credito foto: www.cyclingnews.com
Credito foto homepage: www.cyclingnews.com
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