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CICLO&FOTO
di Stefano Conca
Il ciclomotore, esattamente come la maggior parte degli uomini, insegue un istante di notorietà. Lo cerca tra i raggi, nelle maglie della catena, dietro la mascherina pregiata. L’ideale sarebbe con le braccia alzate sotto un traguardo. Purtroppo non è cosi facile e il più delle volte, impossibile. Ci viene cosi in aiuto la foto, che nell’era digitale è semplice, immediata ed economica. Alcuni non ne fanno un segreto e ostentano immagini in quantità industriali, altri le centellinano come fossero pietre preziose. Conosciamoli:
Il ciclo-realtime. Questo fedele delle due ruote sottili e leggere è dotato di sofisticate e ultramoderne fotocamere agganciate ovunque: sul casco, sul manubrio, sul reggisella e sui raggi della bicicletta fotografa ogni millimetro della sua vita. Mentre allaccia le scarpe, mette i guanti e alza la saracinesca del box. Si riprende mentre parte, si alza sui pedali e va a pisciare dietro un cespuglio. Le foto sono reali, del tipo “ la vita in diretta “. Non usa post processing, e alla fine dell’anno ha fatto più foto che chilometri.
Il ciclo-paparazzo si aggira per le strade fotografando qualsiasi cosa abbia a che fare con una bicicletta. E’ quello che va in fuga in luoghi improbabili per riuscire a fermarsi, appostarsi e fare le foto ad ogni componente del suo team. E’ quello che a 50km/h mentre tiri il gruppo, ti si affianca e ti dice: "un sorriso? grazie!” Ed è sempre quello che una volta arrivati a destinazione urla: “ foto di gruppo!!“ Il suo smartphone ha il teleobiettivo e una memoria supplementare per contenenre 12 milioni di foto . Questo cicloamatore è come il cameramen che filma le scalate Himalayane. E’ sempre più in alto e più avanti dell’alpinista, il che lo rende inconsapevolmente fortissimo.
 
Il ciclo-photoshopper. Quest’ultimo ciclotipo ha un approccio iper-impostato, pre-meditato e ultra-elaborato. Quand’è il momento si veste col completo più bello, lava la bici ed esce da solo. Posiziona il telefono in un punto scelto accuratamente, imposta l’auto scatto e poi ci passa davanti ripetutamente finché non trova il fotogramma perfetto; quello in cui non è ne troppo serio, ne troppo sorridente, ne troppo affaticato, ne troppo fresco. Insomma, l’immagine definitiva di sè. Poi con calma la ritocca fino a farne una specie di scultura che gli amici stentano a riconoscere. Per tutti gli altri avrà un immagine epica, eroica, immortale.
Credito foto: www.gocamera.it
Credito foto homepage: hollywooddementia.com
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