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LETTERA "O-P"
di Enrico Monti
Occhiali: elemento imprescindibile che contraddistingue un mediocre pedalatore da un virtuoso del pedale. Se in parure estetica con il casco e le scarpe provoca svenimento e meraviglia in colleghi e colleghe, anche se le donne sotto questo aspetto sono meno pignole dei maschietti. Ogni vero gladiatore del carbonio che si rispetti possiede un paio di occhiali adatti ad ogni situazione possibile: occhiali da allenamento, occhiali da competizione per percorsi pianeggianti con telemetria stile robocop per lanciare la volata, occhiali da scalatore con rilevamento automatico della pendenza, occhiali da discesista formato sub per migliorare il cx, occhiali da pioggia con tergicristallo a intermittenza, occhiali per visione notturna con fucile a canne mozze anti gatto.
Operacion Puerto: vocabolo non presente, sparito, dileguato, falso vocabolo, bugia di vocabolo, ma che c….vuoi sapere? O.P non è mai esistita!!
 
Oversize: maniera elegante per definire un ippopotamo su una bici. Ci sono anche oversize applicati al movimento centrale con tubo innocenti supplementare e oversize più tecnici con sci nautici ai lati per tenere le curve.
 
Pad: abbr. di padellone; grosso tegame piatto in teflon antigraffio installato anche in forma ovale tra la pedivella e la catena. Il pad. ha funzioni rilassanti in quanto provoca l’abbattimento totale di tutte le prestazioni atletiche nel soggetti sotto i 500W. Nei soggetti che riescono anche a farlo muovere, oltre che a metterci su la catena e basta,  può  portare al godimento, estasi nel caso in cui la tua mezza pedalata è sufficiente a tritare a sangue tutta la concorrenza. Alcuni pad. sono monouso in quanto dopo 3 km. si autodistruggono per permettere di recuperare almeno in parte le gambe attorcigliate del soggetto.
 
Pacco pignoni: grossa fregatura applicata alla ruota posteriore; se il pacco è ben tirato può anche inibire il corridore per una settimana intera. Alcune scalature sono assolutamente devastanti per la mente di chi le utilizza e portano a scegliere gran fondo con pendenze oltre il 20% e dislivelli a sei zeri.
 
Palmer: vocabolo che rinvia all’epoca eroica del ciclismo; l’immagine che subito ci viene in mente è il palmer arrotolato attorno alla gola del nostro gregario che per errore ha pisciato dentro alla nostra borraccia anziché quella dell’avversario. Il palmer è epica, scontro atavico tra la forza della natura che si materializza sulle rampe ancora ghiaiate magari sotto una fredda pioggia, e l’uomo, un piccolo uomo curvo sopra il suo pesante cavallo in tralicciato di tubo innocenti, cambio a 3 velocità (normale, con cagnetto arrabbiato, con pitbull inferocito), e poi il nostro palmer: quante forature rabberciate prima di gettarlo via, quanti mesi steso come un prosciutto per far stagionarlo prima dell’uso…. il palmer.
 
Pattini: dovrebbero servire per rallentare la nostra velocità. In caso di errato abbinamento tra pattino e pista, magari in carbonio, il pattino ci avvisa dei nostri ultimi istanti disgregandosi in una nuvola nera alla prima pinzata. Pattino burlone.
 
Pedale: non ci sono più i pedali e i pedalatori di una volta. Dai corridori che scalavano il Sestrière anche con un badile su un perno agli attuali esegeti del kèo o del time che non arrivano neanche in edicola a prendere il giornale se pesa più di 80 grammi.
 
Pedivella: sono finiti i tempi eroici delle pedivelle mono-lunghezza. Ora c’è una pedivella per ogni femore; i biomeccanici hanno addirittura dimostrato che ogni stagione vuole la sua. In inverno serve la pedivella a scatto fisso imbullonata al trattore dello zio su pendenze al 35% per fare del fondo. In primavera si passa alla pedivella zigrinata, utile per sfregiare i nemici in volata nelle prime gare in circuito. In estate arriva la pedivella ad effetto suolo, carenata da Pininfarina per le lunghe discese alpine dove sopra i 130 km/h la bici perde un po’ di aderenza prima di impattare nel muso del solito toro in calore. Con l’arrivo dell’autunno le forze scemano e allora la pedivella a molla precaricata a sparo multiplo fa al caso nostro per superare il punto morto della rampa del garage.
 
Pizzicare: so a cosa state pensando, allo splendido esemplare che vi sta a fianco in griglia nel suo costumino rosa attillato. Meglio non farlo, di solito ben coperto c’è un bodyguard permaloso che alla prima curva ti spingerà via contro la saracinesca chiusa del fruttivendolo. Per cui montate tubeless o tubolari e non avrete più il problema del pizzico.
 
Preparatore: cultore della disciplina della preparazione sportiva. Vi guarderà ben bene, magari un bel test di Conconi, una ripassata alle vostre abitudini alimentari, una tabella per nutrirsi, una per allenarsi, una per dormire. Poi un sistema sofisticatissimo di trasferimento dati istantaneo (in genere un’altra tabella…) e la sua risposta attraverso la quale voi potete capire quanto e dove state migliorando verso il vostro obiettivo. Ma…alla fine…quello sguardo ammiccante, il sorrisino, l’occhiolino, la frase sibillina: “Certo che se proprio vuoi riuscire… L’inizio del tunnel.
 
PSI: quando c’erano questi ce n’era per tutti, anche perché in quegli anni i tedeschi erano ancora intenti a far lavori in muratura. Da noi è più facile sentir parlare di BAR, anche perché ce n’è uno ad ogni angolo di strada e tutti disperdono scienza ciclistica e capiscono vedendo in TV chi sa correre e chi no. 
Credito foto: https://www.gazzetta.it/
Credito foto homepage: Archivio Sport Service
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7