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VALVERDE, IL TRIBUTO ALLA CARRIERA
di CicloZeman
I tanti km di salita del Mondiale di Innsbruck alla fine hanno regalato quel verdetto che era pronosticato sin da quando il terribile tracciato austriaco venne annunciato, portando Alejandro Valverde (nella foto della homepage) sul trono iridato alla bella età di 38 anni. Lo spagnolo ha avuto ragione nella sua rincorsa al grande obiettivo stagionale raggiungendo alla Vuelta la condizione giusta, (anche se insufficiente per conquistare il podio come ambiva) ma soprattutto correndo una gara difficile come il Mondiale con grandissima sagacia tattica, centellinando le energie fino al momento decisivo grazie anche a un’evoluzione della corsa molto lineare, sempre dentro gli schemi precostituiti, forse perché tutte le principali formazioni avevano almeno un uomo in grado di puntare al titolo.

Se l’evoluzione è stata semplice, con una fuga lunghissima ma senza pretese che è arrivata con i suoi ultimi scampoli fino alle battute decisive, il terribile dislivello ha via via scremato le forze, togliendo di mezzo molti protagonisti della vigilia. L’azione che ha fatto esplodere la corsa è stata quella del danese Michael Valgren, corridore adatto alle classiche ma che non si pensava competitivo anche su un tracciato così difficile, arrivato ad avere una trentina di secondi di vantaggio a 10 km dalla conclusione. Per sua sfortuna in quei 10 km c’era la salita più dura, con pendenze da capogiro, dove si è formato il quartetto che doveva giocarsi le medaglie. In questo quartetto con Valverde (ESP) (al centro sotto nella foto), Bardet (FRA) (a sx sotto nella foto) e Woods (CAN) (a dx sotto nella foto) c’era anche il nostro Gianni Moscon, confermatosi il più in forma della formazione italiana, ma la desuetudine alle gare frutto della squalifica comminatagli dopo il Tour l’ha sfavorito e sulle ultime rampe ha perso contatto vanificando ogni speranza azzurra, mentre da dietro rinveniva come una fucilata Tom Dumoulin (NED) impressionante nell’affrontare anche le pendenze più dure sempre seduto sul sellino.
I quattro andavano a giocarsi il titolo in volata e la tattica di tutti era mettere Valverde in testa, considerandolo giustamente il più veloce, ma i rivali hanno atteso troppo permettendogli di lanciare lo sprint che in progressione lo vedeva trionfare e cogliere quel titolo che mancava alla sua grande carriera di cacciatore di classiche. Un tributo a un corridore pronto a gettare la spugna? Conoscendolo, siamo dell’avviso che ha già proiettato le sue mire verso Tokyo 2020, su un tracciato simile per cogliere anche l’oro olimpico, continuando nel frattempo a gestirsi come pochissimi altri, rimanendo uno dei pochi capace di emergere all’inizio come alla fine della stagione.

Capitolo Italia: la nostra nazionale esce dal mondiale a testa altissima, perché oltre a Moscon ci sono stati altri corridori, come il commovente De Marchi, Brambilla autore di un’importante azione a metà gara, gli anziani ma mai domi Pellizotti e Pozzovivo che hanno messo la loro firma sulla corsa. Chi è mancato è stato Vincenzo Nibali, ma quella di vederlo protagonista era un sogno, considerando quello che ha passato. Quando la corsa si è accesa, lo Squalo è scivolato indietro, maledicendo ancora una volta quello scellerato spintone ricevuto sull’Alpe d’Huez al Tour che di fatto ha chiuso anzitempo la sua stagione. Ora è bene per lui mettere la bici da parte e pensare con calma alla nuova stagione considerando che anche per lui c’è un sogno olimpico da realizzare.
Credito foto: getty_images_per_cyclingnews
Credito foto homepage: www.cyclingnews.com
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