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LA VITTORIA TATTICA DI TERPSTRA
di CicloZeman
Non era stato un caso. Quando lo scorso anno l’olandese Niki Terpstra (nella foto della homepage) si aggiudicò la Parigi-Roubaix, molti parlarono dell’ennesimo Carneade uscito fuori dalla classica del pavé, che spesso premia corridori altrimenti costretti all’anonimato. La sua vittoria al Fiandre, soprattutto per come è nata, dimostra invece che il tulipano della Quick-Step Floors è invece un grande interprete delle classiche di primavera e la sensazione è che la sua collezione di successi stagionali debba ancora essere completata.

Terpstra aveva già dimostrato di essere tra i corridori più in forma con la vittoria di Harelbeke, altra tappa del World Tour, e il suo merito maggiore è quello di aver saputo leggere alla perfezione una corsa che è sicuramente fra le più complicate, con i tanti muri da affrontare senza soluzione di continuità, dove capire che cosa fare a ogni km è l’aspetto più importante. Terpstra è stato un abile tempista, non si è spaventato per la fuga iniziale ma ha capito che il gruppo non avrebbe fatto in tempo a recuperare gli ultimi superstiti e a 25 km dalla conclusione è partito, recuperando velocemente le ultime manciate di secondi per saltare i tre reduci e andare a vincere a braccia alzate. Ha letto la corsa, cosa che altri non hanno saputo fare. Non ha saputo farlo soprattutto il grande favorito Peter Sagan.

L’iridato slovacco rischia di rimanere l’eterno incompiuto: è sicuramente il miglior esponente delle classiche d’un giorno, ma finora il suo bilancio porta una sola prova Monumento (guarda caso proprio in Fiandre): nelle occasioni che contano gli manca sempre quel pizzico di lucidità che invece al Mondiale ha. Nella gara iridata corre da solo, nelle classiche ha una squadra a disposizione, ma a dispetto delle spese sostenute in campagna acquisti, la Bora Hansgrohe si è confermata molto inferiore alle altre corazzate, Quick-Step Floors in primis. Esemplare in tal senso il comportamento di Philippe Gilbert (sotto nella foto) , altro grande cacciatore di classiche che si è sacrificato per Terpstra per poi andare a conquistare un meritato terzo posto, dietro il sorprendente danese della Trek Segafredo Mads Pedersen.
L’iridato slovacco rischia di rimanere l’eterno incompiuto: è sicuramente il miglior esponente delle classiche d’un giorno, ma finora il suo bilancio porta una sola prova Monumento (guarda caso proprio in Fiandre): nelle occasioni che contano gli manca sempre quel pizzico di lucidità che invece al Mondiale ha dimostrato di avere. Nella gara iridata corre da solo, nelle classiche ha una squadra a disposizione, ma a dispetto delle spese sostenute in campagna acquisti, la Bora Hansgrohe si è confermata molto inferiore alle altre corazzate, Quick-Step Floors in primis. Esemplare in tal senso il comportamento di Philippe Gilbert (a lato nella foto) , altro grande cacciatore di classiche che si è sacrificato per Terpstra per poi andare a conquistare un meritato terzo posto, dietro il sorprendente danese della Trek Segafredo Mads Pedersen.
Chi aveva saputo leggere alla perfezione la corsa era stato Vincenzo Nibali, uscito ingigantito dalla sua prima esperienza nella Classica dei Muri a dispetto del piazzamento finale. Lo Squalo è sempre rimasto in prima linea e quando Terpstra è scattato è stato l’unico a capire che era l’azione decisiva. L’attacco a due ha fatto sognare per qualche attimo, ma poi la stanchezza si è fatta sentire e il siciliano non è riuscito a tenere le ruote dell’avversario. A fine gara ha confessato di essersi sentito come in una lavatrice, ma ha dimostrato che facendo tesoro delle esperienze, il Fiandre può anche essere una corsa nelle sue corde. Finita la gara Nibali è subito partito per la Spagna per correre il Giro dei Paesi Baschi, da sostegno ai fratelli iberici Izagirre: la sensazione è che gli manchi ancora qualcosa in termini di resistenza per presentarsi da protagonista nella parte delle classiche che si correrà sulle Ardenne: il sogno della Liegi-Bastogne-Liegi è più vivo e fattibile che mai.

Chi non è piaciuto sono stati gli altri italiani, coloro che erano partiti con velleità di vittoria al Giro delle Fiandre, a cominciare da Gianni Moscon e Matteo Trentin, mai apparsi realmente in grado di concorrere per il successo. Rispetto alle altre classiche hanno fatto registrare un passo indietro dimostrando di avere ancora un gap da colmare rispetto ai campioni belgi e olandesi, che queste gare le corrono a occhi chiusi. Anche altri protagonisti annunciati però hanno marcato visita: il quinto posto finale di Greg Van Avermaet non deve trarre in inganno perché l’olimpionico belga ha speso troppe energie per coprire buchi che doveva evitare di aprire, perdendo attimi importanti sui primi muri della corsa, mentre Michal Kwaitkowski è andato alla deriva chiudendo a oltre 3 minuti dal vincitore.

Domenica la rivincita per alcuni di loro alla mitica Parigi-Roubaix, dove molto dipenderà dalle condizioni del tempo. Fra tutte le classiche è quella che meno si addice ai corridori italiani, ma chissà che proprio dal pavé non arrivi una gradita sorpresa, magari da quel Filippo Ganna che anche al Fiandre è andato in fuga dimostrando che le gambe ci sono per la grande impresa.
Credito foto: http://www.cyclingnews.com/

Credito foto homepage: http://www.cyclingnews.com/

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