Email not displaying correctly? View it in your browser
RITORNA ALLA NEWSLETTER
IL GIORNO DEL RIPOSO
di Stefano Conca
Chiunque almeno una volta nella vita abbia praticato dello sport in modo intenso, conosce fin troppo bene la fatica mortale che si prova nel giorno del riposo. Preparatori, coach, personal trainer, tabelle di allenamento e applicazioni, ne danno una grande rilevanza, che posizionano al pari livello delle sessioni più intense. Il nostro corpo ha bisogno di rigenerarsi, smaltire l'acido lattico, assimilare e "imparare" i carichi diversi e sempre maggiori. E per farlo ha necessità di fermarsi. Conosciamo tutti l’iper produzione di endorfine a seguito dell'attività fisica. Questa potente "droga" endogena prodotta dal cervello è molto elevata negli sportivi. Aiuta a sedare il dolore, l'ansia, il nervosismo. Dona benessere, senso di appagamento, euforia e buon umore. Il cicloamatore è di fatto un tossico dipendente, completamente assuefatto e imbottito delle sue stesse endorfine. Nei giorni di allenamento, la loro produzione è del 500% superiore al normale. Quando arriva il maledetto giorno di stop (invece), il flusso cala ed esattamente come nel caso di un cocainomane, il fedelissimo delle due ruote leggere e sottili, va in astinenza. Diventa irascibile, nervoso, intrattabile, scontroso. E' depresso e manda tutti a quel paese per un nonnulla. Al contrario, se infrangerà il comandamento del riposo saltando sulla sua specialissima, riporterà i valori di endorfina a livelli accettabili, ma scivolerà inevitabilmente nel baratro dell'overtraining. Insomma un equilibrio instabile e difficile da gestire per chi conosce l’estasi del manubrio curvo. I più disciplinati, desiderosi di ottenere una preparazione impeccabile, si distinguono dalla plebaglia rispettando in modo scrupoloso le istruzioni del piano di allenamento. C’è poi il genio del male che alberga in ognuno di noi, che interpreterà il giorno del riposo dal ciclismo "alla lettera", astenendosi totalmente dal ciclismo e uccidendosi in piscina, in palestra o peggio col running. Il ciclotossico avrà così rimediato la sua "dose" giornaliera senza però sentirsi colpevole per aver infranto il sacro patto dello stop dal ciclismo, e potendo rispondere con un secco NO, a tutti quanti gli chiederanno se nel giorno del riposo fosse “per caso” andato in bici.
Credito foto: https://www.active.com/
Credito foto homepage: ciclismopassione.com
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7