Dopo gli iniziali fuochi d’artificio, settimana di stasi per il ciclomercato, utile per analizzare alcuni aspetti importanti che riguardano soprattutto il ciclismo italiano, reduce da una stagione di alti e bassi, nella quale a fronte di un parziale recupero nelle classiche d’un giorno va registrata la preoccupante difficoltà di trovare buoni interpreti nelle corse a tappe da affiancare al grande Vincenzo Nibali. Dire che il ciclismo italiano sta uscendo dalla sua crisi è una forzatura, perché mancano soprattutto importanti segnali a livello giovanile, ma è anche vero che il movimento tricolore continua a essere una parte importante di quello internazionale e questo lo si evince anche dall’interesse che le varie squadre del World Tour continuano a nutrire nei suoi confronti.
Analizzando i movimenti di mercato finora ufficializzati, ben 119, l’Italia è quella che ha smosso maggiormente le acque con 14 trasferimenti. Se è vero che le sue punte, come Nibali, Aru, Viviani, Moscon sono rimasti fedeli alle proprie squadre (almeno finora, il ciclomercato è ancora lungo…) tutti i nomi messi in gioco hanno un certo peso specifico, soprattutto perché dimostrano che le squadre del World Tour guardano ai corridori italiani come a pedine importanti nella costruzione dei propri mosaici. Corridori che non vengono considerati semplici gregari, ma atleti con ruoli importanti, nelle cronosquadre come nelle tappe di alta montagna, negli sprint come nelle azioni a lunga gittata.
Ecco così che Damiano Caruso, confermatosi nel 2018 atleta che si esalta nelle corse a tappe ma al quale manca sempre quel qualcosa per costruirsi una classifica importante nei grandi Giri, si accasa alla corte della Bahrain Merida per fungere da scudiero a Nibali e/o essere un’alternativa nella grande corsa a tappe che lo Squalo sacrificherà nel corso della sua stagione. Filippo Ganna approda al Team Sky per accrescere il potenziale del team britannico nelle cronosquadre ma anche per crescere personalmente con un occhio ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020, pensando anche a recitare un ruolo di spessore nelle Classiche del Nord. Ci sono poi corridori che cambiano casacca sperando di trovare sostegno per un rilancio importante, è il caso di Enrico Battaglin che arriva alla Katusha Alpecin e di Alberto Bettiol che passa all’EF Drapac. Jakub Mareckzo da parte sua arriva alla CCC, squadra costruita dal nulla per ricoprire il posto lasciato libero dalla BMC, per svolgere il ruolo di sprinter di punta, un’occasione che l’azzurro, tra i più brillanti giovani delle ultime stagioni, non deve lasciarsi sfuggire.
Una citazione a parte la meritano Matteo Moschetti e Giulio Ciccone, nuovi acquisti della Trek Segafredo, considerati due tra i più promettenti corridori italiani emersi dal vivaio. Ciccone ha dimostrato in più occasioni di poter essere un valido corridore per le prove a tappe, anche per i grandi giri, anche se ha bisogno di maturare esperienza, mentre Moschetti ha dimostrato nel corso del 2018 di avere grandi capacità di emergere nelle prove d’un giorno. Possono essere due colonne per il rilancio italiano nei due settori chiave, a condizione che la squadra dimostri con i fatti di credere in loro e non li dirotti a ruoli di comprimario svilendo alla lunga le loro aspirazioni.
Dalla Trek Segafredo si separa Giacomo Nizzolo
(nella foto della homepage), che approda alla Dimension Data per trovare una nuova dimensione: nel 2018 il milanese ex campione italiano ha raccolto meno di quanto sperasse, anche per i problemi a un ginocchio che l’hanno costretto a rinunciare al Giro, ma quando la condizione l’ha sorretto è riuscito a dimostrare di avere ancora tanto da dare. Nella nuova squadra, alle soglie dei trent’anni, Nizzolo è chiamato a tirare fuori il meglio, senza più appigli. Il Giro d’Italia potrebbe essere la sua dimensione ideale, da correre per fare classifica a condizione di dimostrare di avere acquisito quella costanza di rendimento e resistenza senza le quali ogni aspirazione in una corsa di oltre tre settimane è pura utopia.