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LA GRANDE LEZIONE DI BETTIOL
di CicloZeman
Quella ottenuta da Alberto Bettiol (all'arrivo nella foto della homepage e sotto in azione sul pavé) potrebbe essere la vittoria che segna un cambio di tendenza per il ciclismo italiano. Il clamore suscitato dal trionfo del corridore dell’Education First sul traguardo del Giro delle Fiandre ha riportato il ciclismo a fasti ormai lontani, perché era davvero tantissimo tempo che un ciclista italiano non otteneva una vittoria di simile prestigio in una classica estera. Ma è soprattutto il come Bettiol sia riuscito nell’impresa a destare scalpore, un successo in solitaria rintuzzando lungo gli interminabili 14 km finali il ritorno dei grandi specialisti della corsa dei Muri: Bettiol ha visto premiato il suo coraggio, la sua voglia irrefrenabile di emergere, quella caratteristica che spesso abbiamo rimproverato agli italiani nelle classiche di un giorno, con eccezione di Nibali e per certi versi di Trentin. Bettiol, che già si era messo in luce alla Milano-Sanremo, ha corso da protagonista, ha fortemente voluto quella vittoria che da sola vale una carriera e ora sarà chiamato a confermarsi, magari all’Amstel Gold Race e alla Liegi-Bastogne-Liegi che hanno percorsi che più di altri si confanno alle sue caratteristiche.
Erano 12 anni che l’Italia attendeva un acuto alla classica Monumento che apre la Campagna del Nord. Bettiol è stato attentissimo, mostrandosi pimpante per tutta la gara, quasi scalpitando in attesa del momento giusto. Partire troppo presto poteva significare perdere la corsa, invece l’azzurro ha atteso l’ultima scalata sul Vecchio Kwaremont per fare la differenza, con uno scatto che a molti ha ricordato la potenza devastante di Fabian Cancellara, uno che di classiche del Nord se ne intendeva… Van Avermaet, Jungels e Sanag hanno invano provato a tenere il suo passo, sul Paterberg poi Bettiol ha conslidato un vantaggio che comunque sembrava troppo esiguo, 15” per riuscire a mantenerlo fino all’arrivo. Decisiva, va detto, è stata la prova del suo compagno di squadra Langeveld, bravissimo nel rompere i cambi del gruppetto inseguitore, dove comunque si è corso più per far perdere l’avversario diretto che per vincere.

Se Bettiol è il vincitore, la vera sconfitta della corsa è stata la Deceuninck Quick Step, la squadra data per netta favorita, che aveva il suo capitano nel ceko Zdenek Stybar ma con tante altre frecce al proprio arco. La squadra stavolta ha peccato proprio nella sua principale caratteristica, quella di saper controllare sempre la corsa, ma proprio le sue punte sono venute a mancare, ultimo Bob Jungels che ha spremuto troppo il suo serbatoio per agganciare Bettiol senza copertura. Significativo il fatto che alla fine il migliore sia stato il giovane danese Kasper Asgreen, che ha provato il colpo della disperazione partendo tutto solo all’inseguimento del veneto conquistando una comunque lusinghiera seconda piazza.

Tornando a Bettiol, il corridore dell’Education First ha mandato un messaggio ai tanti italiani che hanno nelle gambe grandi qualità senza riuscire a metterle in pratica, pensiamo ai vari Moscon, Ulissi, Nizzolo, ecc.: in corsa bisogna provarci, leggendo bene il percorso e poi lo sviluppo strategico della gara fino a sparare la propria cartuccia. Se andrà male, almeno si potrà dire di averci provato e non chiudere la gara in maniera anonima come troppo spesso accade. Domenica c’è la Roubaix, da troppo tempo lontana dai sogni italiani: sarebbe bello vedere qualche azzurro protagonista capace almeno di tentare la sorte. Dopo una sbornia di gioia come quella regalata da Bettiol, non chiediamo altro…
Credito foto: bettini_photo_per_sidi
Credito foto homepage: bettini_photo_per_sidi
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