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COPPA IN ARCHIVIO, UN'ALTRA PER SCHURTER
di Gabriele Gentili
Con la tappa americana di Snowshoe, si è chiusa la Coppa del Mondo di Mtb mandando di fatto in archivio l’intera stagione. Ci sarà tempo per analizzare mesi di sfide e di emozioni, ma intanto qualche prima considerazione emerge proprio dal cammino della massima challenge mondiale che per l’ennesima volta in campo maschile ha premiato Nino Schurter, (nella foto della homepage) lo svizzero che ha cannibalizzato gli ultimi anni del cross country aggiudicandosi tutto ciò che davvero contava. A dispetto delle classifiche finali, però, Schurter questa volta ha dovuto sudare davvero per conquistare il trofeo di cristallo e molto è stato agevolato dalle scelte dei suoi principali rivali che hanno deciso di disertare l’ultima tappa: se obiettivamente era difficile pensare a un sorpasso di Mathias Fluckiger, già proiettato verso i Mondiali Marathon ma che ha dimostrato per tutto l’arco dell’anno di essere una più che valida alternativa al connazionale svizzero, la vera mancanza è stata quella di Mathieu Van Der Poel, che per inseguire il sogno iridato su strada ha lasciato anzitempo la Mtb dove aveva dimostrato di essere quantomeno allo stesso livello di Schurter, ma lasciando presagire di poterlo battere anche nei grandissimi appuntamenti. La sfida è rimandata al prossimo anno, magari a Tokyo 2020 dove ci si attende un confronto davvero incandescente.

L’ultima tappa della challenge, che ha fatto registrare la doppietta della Scott con Lars Forster (all'arrivo sotto nella foto) che ha preceduto uno Schurter neanche troppo bendisposto a lasciargli la vittoria parziale, ha visto due azzurri centrare la loro prima Top 10: Nadir Colledani chiude con una fantastica settima piazza la sua avventura nel team Bianchi Countervail, che chiude i battenti lasciando un grande vuoto nella Mtb italiana e non solo. Ora sarà fondamentale per lui trovare il team giusto che lo aiuti a progredire ancora, perché anche prescindendo dalla prova statunitense, il suo 2019 è stato comunque positivo a livello internazionale. Forse ancora più sorprendente la decima piazza di Nicholas Pettinà, corridore che in quanto a passione non è secondo a nessuno e che dopo ottimi risultati giovanili aveva preso altre strade, dedicandosi soprattutto ai grandi raid internazionali. Tornato senza clamori nel cross country, non ha mai smesso di migliorare e Snowshoe può essere il primo passo per un ottimo futuro.
La tappa americana ha anche confermato come ci vorrà del tempo perché Gerry Kerschbaumer riesca a smaltire l’immensa delusione dell’argento iridato svanito a 100 metri dal traguardo. Negli Usa l’altoatesino è sembrato la pallida copia di sé stesso, mai in lotta per le prime piazze e soprattutto non in grado di chiudere bene una challenge che l’ha visto comunque protagonista, sesto in classifica finale. Sfortunato anche Luca Braidot, in gara con la maglia azzurra e che si è trovato anche in testa alla gara prima di essere costretto al ritiro per problemi meccanici, un epilogo che purtroppo gli è ormai familiare.
Grande spettacolo nella gara femminile, che a differenza degli uomini doveva ancora assegnare il trofeo. La sfida è stata appassionante si dalle prime battute con l’americana Kate Courtney (nella foto della homepage), appannatasi per tutta la seconda parte di stagione sino a mancare la difesa della maglia iridata, che è partita a tutta, facendo di fatto saltare la principale candidata al trofeo di cristallo, la svizzera Jolanda Neff andata alla deriva fino a scendere sotto il 20° posto. Poi si è ripresa fino all’11esima piazza, insufficiente però per difendere la sua leadership facendo così il gioco dell’americana, che ha tenuto il più possibile il ritmo delle migliori per poi calare ma riuscendo comunque a difendere un quinto posto sufficiente per conquistare l’agognato trofeo. La gara ha premiato la neocampionessa mondiale Pauline Ferrand Prevot, la francese della Canyon che presumibilmente eviterà l’errore commesso nel 2016 di puntare sia alla strada che alla Mtb in ottica olimpica, rimanendo con un pugno di mosche in mano.

Fra gli Under 23 i trofei sono andati al rumeno Vlad Dascalu (sotto nella foto), che così completa la sua collezione di quest’anno fatta anche dei titoli mondiale ed europeo e alla tedesca Ronja Eibl, con Martina Berta che ha chiuso in classifica generale al quarto posto con dalla sua la perla del successo di Lenzerheide. Nelle varie classifiche di Coppa ancora meglio ha fatto Veronika Widmann, che riporta l’Italia sul podio di Coppa nella downhill dopo decenni, chiudendo terza. Il trofeo è andato all’australiana Tracey Hannah, mentre al maschile c’è stata la doppietta francese con l’iridato Bruni (fidanzato della Ferrand Prevot) e Pierron.
Credito foto: j.haar_per_scott-sports.com - brujulabike_per_sidi
Credito foto homepage: j.haar_per_scott-sports.com
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