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ROGLIC E UNA ROSA CHE PESA
di CicloZeman
Il Giro d’Italia è appena partito, quindi si può parlare solamente di segnali, lanciati soprattutto dalla prima cronometro, la prova introduttiva di Bologna dove la scalata del San Luca ha provocato verdetti contrastanti. Guardando la classifica, si ha la sensazione che la Top 10 possa già essere quella definita nei suoi componenti, non certamente nelle sue posizioni. La curiosità che emerge è che certe volte vincere può anche essere un peso e Primoz Roglic (in azione nella foto della homepage) non lo ha negato: lo sloveno del Team Jumbo Visma ha dominato la gara infliggendo distacchi importanti per l’esiguità della lunghezza della cronometro, ma avere la maglia rosa per tutto il Giro può non essere la scelta giusta per un corridore che, pur essendo giunto quarto all’ultimo Tour, ha la sua resistenza nell’ultima settimana come una grande incognita. 28 secondi di vantaggio sul suo grande rivale, l’olandese Tom Dumoulin (Team Sunweb) sono comunque un divario significativo, per questo il tulipano ha mandato giù il quinto posto finale con ben poca soddisfazione. E’ possibile che Roglic faccia andar via una fuga utile per mantenerlo davanti senza lasciargli la maglia addosso e quindi l’obbligo della corsa, ma per far questo servono anche le tappe giuste, dove le squadre dei velocisti non si affannino oltremisura.

Più di Simon Yates (Mitchelton Scott) secondo a 19”, è stato Vincenzo Nibali (Bahrain Merida) il grande protagonista, un terzo posto il suo, a 23” che va ben oltre le più rosee aspettative mettendolo in una posizione invidiabile. Lo Squalo ha mostrato subito grande attenzione, è sempre davanti anche nelle fasi concitate della preparazione delle volate per non avere brutte sorprese. La sua condizione si conferma decisamente alta, si riuscirà a raggiungere il picco nella terza settimana ne vedremo delle belle, magari in compagnia di Miguel Angelo Lopez, il colombiano dell’Astana del quale si può fare lo stesso ragionamento espresso per il siciliano, con una resa a cronometro andata ben oltre le previsioni.

La situazione di classifica impone azioni d’attacco a tre ciclisti che alla vigilia erano molto attesi: i russi Sivakov (Team Ineos) e Zakarin (Katusha Alpecin) e lo spagnolo Landa (Movistar) tutti con un distacco superiore al minuto. La cronometro non è il loro pane, ma per poter emergere sarebbe stato necessario contenere il divario.

La prima parte del Giro non offre, a differenza delle edizioni precedenti, molte occasioni per mettersi in luce per gli scalatori, che però avranno una seconda metà dove saranno costretti agli straordinari. Spazio ai velocisti e le prime volate hanno visto un sostanziale pareggio fra il tedesco Pascal Ackermann (Bora Hansgrohe) (sul podio sotto nella foto) e il colombiamo Fernando Gaviria (UAE Team Emirates). Considerando le presenze di Viviani (Deceuninck QuickStep, vincitore della seconda tappa ma declassato), di Ewan (Lotto Soudal) e di Demare (Groupama Fdj) le volate del Giro sono al massimo livello possibile e le prime due sono vissute all’insegna dell’incertezza assoluta. Proprio questa alta concentrazione di talenti dello sprint rende difficile la realizzazione di fughe in tappe non di alta montagna e questo, a lungo andare, potrà influire sull’evoluzione delle tattiche di classifica. Tornando al discorso di partenza e ai dubbi di Roglic, bisogna considerare che solo in 4 sono riusciti a detenere la maglia rosa dall’inizio alla fine. Essere il quinto non è nelle priorità dello sloveno.
Credito foto: bettini_photo_per_cyclingnews.com
Credito foto homepage: bettini_photo_per_bianchi_vitesseonline.it
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