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IL LOMBARDIA INCORONA L'OLANDESE MOLLEMA
di CicloZeman
Un’edizione come quella disputata sabato, del Giro di Lombardia, la ricorderanno a lungo, soprattutto i protagonisti, perché un epilogo simile per l’ultima delle “classiche monumento” è destinato a lasciare strascichi. La 113esima edizione della corsa ha avuto dalla sua un vero “parterre de roi” con ben poche assenze di rilievo, pur essendo la classica al termine di una stagione massacrante, ma con molti big ancora intenzionati a giocare le proprie carte per vincere, molti di più di quanto solitamente avveniva fino allo scorso anno.
Il risultato è stato una corsa tramutata in una sorta di sfida giocata più sul piano strategico che fisico. Non si spiega altrimenti perché salite come il Ghisallo o il terribile Muro di Sormano non abbiano fatto vittime illustri, con tutti i favoriti ancora insieme in un gruppo abbastanza folto dopo la sua discesa. Alla fine un peso specifico importante lo ha avuto l’ascesa di Cittiglio, dove un attacco dell’ex iridato Alejandro Valverde ha messo fuori gioco definitivamente un Vincenzo Nibali arrivato all’ultima gara della stagione visibilmente stanco, soprattutto mentalmente, dando forse ragione a chi avrebbe voluto vederlo staccare la spina in anticipo pensando a quel che l’aspetta (e che ci si aspetta da lui...) nel 2020.

Valverde (Movistar) è andato a prendere i due attaccanti Tim Wellens (Lotto Soudal) e Emanuel Buchmann (Bora Hansgrohe) ma fra i tre non c’era convinzione e il gruppo si è presto ricompattato. E’ allora che l’olandese Bauke Mollema (Trek Segafredo) (sul podio nella homepage e sotto all'arrivo) è andato via in solitudine e la colpa dei favoriti è stata quella di non allestire subito un adeguato inseguimento, pensando forse che l’azione solitaria fosse destinata a estinguersi. Solo il francese Pierre Latour (AG2R) ha provato a seguirlo, senza risultato.
A 10 km dalla conclusione Mollema aveva una cinquantina di secondi: pochi se dietro si fosse abbozzato un accordo per inseguirlo, tanti nel confronto con corridori solisti messi insieme dal caso. Primoz Roglic, lo sloveno che si era dimostrato nei giorni precedenti il più in forma del momento, ha provato a trasformare il finale del Lombardia in una prova a cronometro, con l’unico risultato di esaurire di colpo il suo serbatoio di energie. Sul San Fermo della Battaglia hanno provato ancora Valverde e il vincitore del Tour de France, il colombiano Bernal (Team Ineos) a riacciuffare il fuggitivo, trovando collaborazione nel danese Jakob Fuglsang (Astana) ma ormai era tardi e Mollema si è ritrovato così a conquistare a 32 anni la vittoria più importante di una carriera comunque importante, da interprete di spessore dei grandi Giri. Sarà importante ora conoscere le sue decisioni per la prossima stagione perché di un corridore simile Nibali avrà sicuramente bisogno. Seconda piazza a 20” per Valverde, pronto a un 2020 di pieno riscatto con il sogno olimpico nel mirino, terzo un ottimo Bernal. Gli italiani? Salvo qualche “sparo a salve” dei giovani Masnada e Ciccone, gli altri non pervenuti.
Credito foto: cyclingnews.com
Credito foto homepage: bettini_photo_cyclingnews.com
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