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ROGLIC, UNA VITTORIA SOPRATTUTTO DI TESTA
di CicloZeman
L’ultima settimana della Vuelta di Spagna non ha cambiato la situazione di classifica: Primoz Roglic (sotto nella foto in azione e sul podio nella homepage) non è mai stato davvero impensierito, il solco che aveva scavato nella cronometro lo ha agevolmente difeso in salita. Lo sloveno non solo ha dimostrato che difficilmente poteva essere messo in crisi anche sulle rampe più dure, ma ha saputo anche gestire con autorità sia la sua squadra che la corsa nel suo insieme, trovando importanti alleanze come quella con il connazionale Pogacar, maturata lungo tutta l’evoluzione della corsa.

La sensazione è che il Roglic visto alla Vuelta fosse superiore a quello del Giro, affrontato con una condizione non al 100% soprattutto mentalmente e questo andrà verificato nella prossima stagione. Sicuramente lo sloveno è uno dei migliori interpreti attuali dei grandi Giri, ma bisognerà capire intanto come funzionerà la convivenza con Dumoulin che ha le sue stesse ambizioni, inoltre se riuscirà a interpretare anche scenari tattici diversi, che gli impongano di attaccare in salita invece che difendersi.
Chi promuovere dalla Vuelta 2019? Sicuramente Alejandro Valverde, che a 39 anni ha onorato come meglio non avrebbe potuto la sua maglia iridata, confermandosi corridore affidabile che avrebbe anche potuto meritare la vittoria assoluta, soprattutto perché ha mostrato una resistenza nella terza settimana che non gli si attribuiva. Decisamente meglio del compagno di colori Quintana, che resta un signor scalatore, ma accusa forti defaillance dopo i suoi acuti, mostrando evidenti lacune nel recupero fisico e mentale. L’altro grande promosso è Tadej Pogacar: l’UAE Team Emirates si è ritrovato in casa un autentico gioiello, già pronto per andare a caccia di successi nei grandi Giri e questo suona come un addio per Fabio Aru, mai convincente e continuamente alla ricerca di sé stesso.

La Vuelta degli italiani finisce con uno dei bilanci più scarsi da molti anni a questa parte. Non che ci si potesse attendere molto se non proprio dal sardo, ma la sua debacle unita a quella, sempre per cause fisiche, di Formolo, hanno messo presto fuori gioco i nostri rappresentanti, che pure hanno provato a farsi vedere con Conti, Brambilla, Fabbro, Roaro, ma si è sempre trattato di fuochi di paglia. E’ innegabile che la crisi del ciclismo italiano, soprattutto nelle corse a tappe, sia ancora lungi dal concludersi e vedere i vicini sloveni festeggiare due presenze sul podio dovrebbe far pensare a come rilanciare il nostro serbatoio di talenti.
Credito foto: bettini_photo_per_bianchi_vitesseonline.it
Credito foto homepage: bettini_photo_per_bianchi_vitesseonline.it
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