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VAN VLEUTEN, VITTORIA D'ALTRI TEMPI
di CicloZeman
Altro che percorso per velociste… Il Mondiale femminile su strada di Harrogate passerà alla storia per l’impresa memorabile di Annemiek Van Vleuten (all'arrivo nella foto della homepage), che ha corso da sola contro tutte. Quando è andata in fuga a 105 km dalla conclusione, tutti hanno pensato a un’azione suicida, messa magari in atto per onorare la gara pur sapendo di non avere molte chance. Invece la 36enne olandese ha dato il là a qualcosa che ricalcava il ciclismo eroico, quello dei distacchi epocali. Lei da sola davanti, al suo inseguimento un gruppetto con 8 atlete fra cui le punte di alcune nazionali, come Dygert (USA), Deignan (GBR), Spratt (AUS) e anche le nostre Longo Borghini e Paladin, a dimostrazione che la squadra italiana aveva saputo interpretare l’evoluzione della corsa.

Tutti pensavano che il vantaggio sarebbe andato a scemare, invece la Van Vleuten ha continuato a guadagnare, dando al suo margine contorni pazzeschi. Il gruppo è andato alla deriva, fra le inseguitrici va detto che era presente Anna Van Der Breggen, campionessa uscente, compagna di nazionale della Van Vleuten ma soprattutto sua acerrima rivale, spesso protagonista di sfide tanto appassionanti quanto polemiche (basti rivedere la tappa finale dell’ultimo Giro d’Italia). In questo caso l’olandese ha rispettato pienamente la rivale, spezzando i cambi e correndo sempre in copertura. Mentre la Van Vleuten continuava a guadagnare, dietro il gruppetto ha iniziato a perdere pezzi, anche per l’azione della Dygert che ha provato a inseguire la leader in solitudine.

Nell’ultimo giro, la fatica è pesata – e tanto – nelle gambe delle inseguitrici, ma non della Van Vleuten, che andava così a conquistare quella maglia iridata che le era sempre sfuggita (nel suo palmarés c’erano due titoli a cronometro) infliggendo distacchi abissali alle rivali giunte alla spicciolata: 2’15” alla Van der Breggen, 2’38” alla Spratt, 3’24” alla stremata Dygert che si è giocata anche le medaglie per sfidare la neoiridata, 4’45” alla Longo Borghini in crisi di energie negli ultimi 18 km, 5’20” alla Vos che vinceva la volata di quanto rimaneva del gruppo davanti alla Bastianelli, punta azzurra per un Mondiale che tecnicamente non era quello che poi è realmente stato.

La Van Vleuten, dominatrice della stagione, si proietta così a dispetto dell’età verso un 2020 dove punta senza mezzi termini all’oro olimpico, quello sfuggitole a Rio 2016 per una terribile caduta, magari per chiudere così una carriera straordinaria. Il Mondiale inglese ha confermato, se ce ne fosse bisogno, che il divario fra il movimento arancione e quello delle altre nazioni è enorme, talmente schiacciante da rendere spesso le corse poco intriganti, anche se, a conti fatti, alla squadra azzurra tornata a casa senza nulla in mano non c’è molto da rimproverare.
Credito foto homepage: cyclingnews.com
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