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POGACAR, UNO SQUILLO DA TOUR
di CicloZeman
Mentre il Giro d’Italia prosegue il suo cammino, all’estero si continua a correre e per molti lo sguardo è già proiettato verso il Tour de France, considerando propedeutiche a questo le varie corse a tappe che il calendario propone in queste settimane. In tal senso un particolare valore ha avuto il Giro di California, durato tutta la settimana e vinto dallo sloveno Tadej Pogacar (all'arrivo nella foto della homepage), portacolori dell’UAE Team Emirates che, almeno provvisoriamente, ha raccolto le redini della squadra dopo il forzato stop di Fabio Aru. Pogacar è un corridore da tenere in grande considerazione, quest’anno aveva già vinto la Vuelta di Algarve e considerando che ha soli 21 anni può ben essere considerato uno dei migliori prospetti mondiali. Per il Tour è forse ancora acerbo, ma ha tutto per seguire le tracce del suo connazionale Roglic, anticipando anzi le tappe che hanno portato lo sloveno del Team Jumbo Visma ai vertici internazionali. Pogacar ha conquistato la vittoria aggiudicandosi la penultima tappa che ha rivoluzionato la classifica, fino allora guidata dall’americano Tejay Van Garderen (Education First) ancora una volta affondato alla resa dei conti, ma ben sostituito dal 22enne colombiano Sergio Andres Higuita Garcia, secondo in classifica a 16” da Pogacar, al quale ha conteso fino allo sprint il successo nella sesta frazione. Higuita conferma come la Colombia sia una continua fucina di talenti, non più capaci di semplici exploit in salita ma veri e propri interpreti di primo piano nelle corse a tappe. Terza posizione in classifica per un altro giovane, il 24enne danese Kasper Asgreen (Deceuninck Quickstep) che già si era messo in luce nelle classiche belghe e che al Tour potrebbe recitare un ruolo importante a supporto di chi sarà scelto come capitano, soprattutto se l’ambizione della squadra più forte al mondo nelle classiche sarà quella di fare classifica o di puntare a raccogliere più soddisfazioni possibili.
 
In California aveva ben impressionato Gianni Moscon, che fino al giorno di vigilia era secondo in classifica, vicino a Van Garderen e pronto a giocarsi le sue carte. L’evoluzione della tappa regina ha respinto le sue ambizioni, relegandolo alla fine al 16° posto a 2’20” dal vincitore, ma il portacolori del Team Ineos ha comunque impressionato nel complesso, mettendo finalmente in mostra una condizione in crescendo, quella condizione che era completamente mancata nel corso delle classiche.

Altro evento di primo piano era la 4 Giorni di Dunkerque, che rispetto al suo passato, quando era considerata la prima prova d’introduzione alla Grande Boucle, ha perso un po’ del suo smalto. Il dato emerso dalla corsa transalpina riguarda la Jumbo Visma, lo stesso team che al Giro d’Italia sta supportando Roglic e che in Francia ha dominato la gara sia come tappe, con ben tre successi del velocista olandese Dylan Groenewegen e uno dell’altro tulipano Mike Theunissen (all'arrivo sotto nella foto), sia nella classifica, con lo stesso Theunissen primo davanti al norvegese Amund Grondahl Jansen. E’ un dato significativo che, considerando le difficoltà del Team Ineos, un po’ eclissato in questa parte della stagione per preparare il Tour delle sue punte Froome e Thomas, pone la squadra orange come riferimento assoluto per la Grande Boucle, non solo puntando su Roglic, ma anche su Kruijswijk e su un manipolo di aiutanti che sembrano essere cresciuta a dismisura rispetto allo scorso anno.
Credito foto: cor_vos_per_per_bianchi_vitesseonline.it
Credito foto homepage: cyclingnews.com
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