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PORRO UN BRONZO TANTO ATTESO
di Gabriele Gentili
Nella trasferta iridata di Grachen, la nazionale italiana ha attraversato tutto il lungo campo che divide la più cocente delusione dalla gioia più sfrenata. La delusione era arrivata alla vigilia della gara, quando la Nado Italia ha comunicato la sospensione in via cautelare della campionessa italiana ed europea Mara Fumagalli per uso di sostanze vietate. Era da qualche settimana che l’azzurra non allungava la sua serie vittoriosa nel 2019 non partecipando a manifestazioni, ma certamente questa è la peggiore motivazione che ci si potesse attendere. Va anche detto che a questo punto sono ferme per motivi disciplinari le due atlete italiane più titolate, la Fumagalli e la Nisi, le uniche che arrivavano a competere ad armi pari con le campionesse straniere, il che dovrebbe far riflettere...

Nessun’italiana quindi in gara nella prova femminile di 70 km per 3.500 metri di dislivello, che ha avuto un andamento molto regolare nel senso che sin dalle prime battute la campionessa mondiale di cross country Pauline Ferrand Prevot si è involata senza essere più ripresa. La francese va così a completare una straordinaria collezione di maglie iridate che, oltre le due nel cross country, comprende anche quelle nel ciclocross, su strada e nel Team Relay. La sua scelta di concentrarsi sulla Mtb sta pagando, anche se le sue ambizioni su strada non sono certo svanite, ma i fatti dimostrano come con un’attività continuativa possa tornare ai livelli che già aveva raggiunto nello scorso quadriennio olimpico. Alle sue spalle argento per la slovena Blaza Pintaric a 1’53”, un giusto premio a un’atleta che fa della costanza la sua grande forza e bronzo alla sorpresa sudafricana Robyn De Groot, che a 2’40” ha tolto la gioia del podio alla tedesca Adelheit Morath.

La gara maschile era più lunga, 94 km per 4.300 metri e qui la nazionale italiana ha preso la sua rivincita riuscendo a piazzare Samuele Porro (sul podio nella foto della homepage) sul gradino più basso del podio, ritrovato dopo 8 anni (l’ultimo era stato proprio il Ct azzurro Mirko Celestino). Porro ha avuto due grandi meriti: innanzitutto una straordinaria resistenza fisica che gli ha consentito di rimanere nelle prime posizioni per tutta la durata della corsa e soprattutto una concentrazione mentale che gli ha permesso di risalire nel finale andando ad agguantare un bronzo più che meritato. La gara svizzera è stata un susseguirsi di emozioni e soprattutto di cambi di scena nelle prime posizioni, grazie a un percorso impegnativo ma che tecnicamente presentava difficoltà più in discesa che in salita e soprattutto che prevedeva molto asfalto, il che ha portato molti biker a scegliere le full, anche per assottigliare le differenze di guida in discesa. Fatto sta che dopo molte salite il gruppo di testa si ricomponeva, a nulla sono valse le azioni pur decise dei fratelli Fluckiger (Matthias ha rinunciato addirittura alle sue velleità nella classifica finale di Coppa del Mondo XC per preparare al meglio il Mondiale di casa) oppure del ceko Cink, che voleva sancire con una medaglia in una specialità a metà fra XC e strada la stagione della sua rinascita.

Alla fine a spuntarla è stato l’eterno piazzato, il colombiano Leonardo Paez che dopo 4 medaglie ha finalmente conquistato quella più preziosa. Anche per lui è stata decisiva la sua resistenza fisica e mentale che gli ha consentito di piazzare lo spunto decisivo sull’ultima salita, la più lunga e dura, portandosi dietro Alexey Medvedev che però chiedeva troppo al suo motore e andava spegnendosi progressivamente. Non così il ceko Kristian Hynek, che in discesa recuperava sul sudamericano, ma non abbastanza per riprenderlo. Paez tagliava il traguardo in 4h17’58” con 26” su Hynek mentre Porro pur avendo speso tanto nella prima parte per fare selezione insieme allo stesso Paez aveva ancora le forze per superare Medvedev e chiudere terzo a 1’13”. Bella prova anche per Juri Ragnoli, che ha pedalato con regolarità finendo sesto a 3’59”, mentre il 19° posto di Tony Longo a 10’59” va giudicato in maniera diversa dal puro risultato perché il trentino ha lavorato tantissimo per i compagni vivendo almeno due terzi di gara nelle prime posizioni, il bronzo di Porro è anche un po’ suo. 23° Jacopo Billi a 16’54”, 41° Michele Casagrande a 25’40” mentre si sono ritirati Fabian Rabensteiner (fatale una slogatura a un pollice rimediata in allenamento il giorno prima), Daniele Mensi e Damiano Ferraro. L’Italia torna così sul podio mondiale, un giusto premio a un movimento che da anni si sta dimostrando in crescita.
Credito foto homepage: Archivio_FCI
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7