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UN MONDIALE DIFFICILE DA PREVEDERE
di CicloZeman
Domenica è il grande giorno, il giorno del Mondiale. Ci si gioca tutto nell’Yorkshire, su un percorso di 280 km che nei pronostici, ma solo in quelli, dovrebbe portare a una soluzione in volata. A ben guardare la composizione delle varie nazionali, però, ci si accorge che quasi tutte hanno pensato a una corsa dura e selettiva, che alla fine potrà forse risolversi allo sprint, ma riservato a pochi eletti, capaci di reggere la distanza e soprattutto la tensione.

I bookmaker accreditano innanzitutto l’olandese Mathieu Van Der Poel (sotto nella foto): per vincere la maglia iridata su strada, VDP ha rinunciato sia alle sue ambizioni nella Mtb dove poteva tranquillamente puntare allo stesso obiettivo, sia a un inizio anticipato nel ciclocross dove è campione del mondo. VDP può far sua la corsa in caso di arrivo ristretto, ma gli mancano sia l’esperienza in gare così lunghe, sia una squadra che sia davvero al suo servizio, come sempre l’Olanda è composta da molti atleti che potrebbero anche dire la loro (Teunissen su tutti, temibilissimo in volata) ma che difficilmente hanno voglia di sacrificarsi per gli altri.
A una soluzione allo sprint puntano soprattutto la Germania, dove Degenkolb ha la malizia necessaria per le volate di gruppo e Ackermann aggiunge ad essa la potenza ma anche la capacità di capire la corsa come ha fatto agli Europei; l’Irlanda che ha in Sam Bennett forse il velocista più in forma, anche se poco avvezzo a gare così lunghe; la Norvegia che invece in Alexander Kristoff ha l’uomo giusto per una corsa così, come ha dimostrato collezionando successi in classiche come Sanremo e Fiandre.

Il fatto è che molti saranno i guastafeste, chi a livello individuale come Peter Sagan, che non nasconde di voler ottenere il poker seguendo la tattica che gli ha sempre portato fortuna, ossia correre da solo appoggiandosi qua e là per mettere tutti d’accordo in uno sprint ristretto, oppure come Aleksey Lutsenko, il kazako che sta attraversando un periodo di forma esaltante. Chi invece come squadra e qui i candidati sono tanti, dal numero 1 mondiale Julian Alaphilippe che ha dimostrato di non essere assolutamente fermo in volata e per il quale la Francia è stata costruita appositamente per le sue necessità, alla Slovenia delle punte di diamante Roglic, Pogacar e Mohoric, tutti pronti a far saltare il banco. Lo stesso dicasi per la Spagna, incentrata sull’ambizione di bis consecutivo di Alejandro Valverde (nella foto della homepage) molto a suo agio sul percorso britannico. Attenzione poi alla Danimarca, che ha una squadra senza una punta effettiva ma con molti corridori pronti a stravolgere ogni tattica. Non ci stupiremmo poi di vedere un nuovo capitolo della sfida Alaphilippe-Fuglsang che ha infiammato la primavera delle classiche.

Il Belgio è un discorso a parte: i capitani sono due, Philippe Gilbert e Greg Van Avermaet, avanti con gli anni e molto esperti, profondamente divisi anche caratterialmente. Tutti puntano sulla loro inimicizia, ma l’impressione è che sia fumo negli occhi per coprire la vera punta della formazione, quel Remco Evenepoel che dall’alto del suo talento potrebbe davvero far esplodere la corsa e mettere tutti in riga.

E l’Italia? La nazionale scelta da Cassani rispecchia quelle di cui abbiamo parlato, Olanda come Francia, ossia puntata su un uomo, Matteo Trentin, veloce e a suo agio sia in caso di arrivo in volata (se non troppo affollata) sia per una fuga di pochissimi uomini. Gli altri lavoreranno per lui, per tenerlo fresco nelle fasi decisive, l’impressione però è che manchi una reale alternativa, con Bettiol e Moscon che non vengono da settimane molto brillanti e non sembrano in grado di andare al di là di compiti di mero supporto. Certamente un risultato positivo farebbe molto bene al ciclismo italiano, che da troppi anni è semplice comparsa quando si tratta dei Mondiali per professionisti.
Credito foto: ASO_per_cyclingnews.com
Credito foto homepage: Cyclingweekly.com
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