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SCHURTER NON DOMINA PIÙ?
di Gabriele Gentili
Siamo alle porte dei Mondiali di Mont St.Anne, una rassegna che torna in Canada dov’è stata spesso e dove ci si giocherà molto, anche se chi vincerà il titolo iridato oltreAtlantico non potrà fregiarsene per la gara olimpica visto che l’Uci ha stabilito che i Mondiali 2020 di XC si svolgeranno a fine giugno ad Albstadt (GER).

Sarà un Mondiale particolare, quello canadese, fra qualche assenza di troppo. Facciamo riferimento a Mathieu Van der Poel (all'arrivo nella foto della homepage), che dopo aver dimostrato durante l’estate di poter tenere testa a Nino Schurter battendolo addirittura in casa a Lenzerheide (SUI) e arrivandogli alle calcagna nella classifica di Coppa del Mondo, ha deciso di chiudere anzitempo la sua stagione sulle ruote grasse per preparare i Mondiali su strada in Yorkshire. Una scelta che lascia un po’ perplessi, considerando sì che il percorso inglese è adatto a MDP, ma dove sarà costretto a correre di rimessa o da battitore libero, visto che appare probabile che la nazionale orange sia incentrata sulle doti da velocista di Dylan Groenewegen. Fatto sta che MDP non sarà oltreoceano e anche lo svizzero Mathias Fluckiger gareggerà solamente ai Mondiali per poi rinunciare alla tappa finale di Coppa a Snowshoe (USA) per tornare di corsa in Europa e gareggiare ai Mondiali Marathon.

Una Coppa quindi “regalata” a Schurter, che mai come quest’anno ha visto la sua leadership incrinata dagli avversari. Lo svizzero resta il favorito per l’ennesima maglia iridata, ma quel che è certo è che il 2019 ha restituito alla Mtb quell’incertezza che il dominio dell’elvetico aveva fatto venire meno e le prospettive verso Tokyo 2020 sono ancora più allettanti dal punto di vista dello spettacolo. Guardando a quanto è successo in Val di Sole e a Lenzerheide, va detto che se da una parte sono mancati gli acuti attesi di Kerschbaumer, dall’altra lo stesso altoatesino, ma anche i fratelli Braidot e l’emergente Colledani hanno dimostrato che l’Italia ha ormai una squadra vera, un nucleo fortissimo inferiore solo a quello elvetico. Kerschi ha patito oltremisura le sue caratteristiche di “partitore lento”, ma appare comunque carico per il Canada, dove finalmente non sarà più solo a lottare per il podio.

L’agosto di Coppa ha detto molto anche in chiave femminile, dove innanzitutto va posto l’accento sulla bellissima vittoria fra le Under 23 di Martina Berta a Lenzerheide, un successo che riannoda i fili di una carriera da predestinata fin dalle categorie giovanili. L’azzurra sta crescendo piano piano, dopo l’esperienza contraddittoria in Francia ha ritrovato entusiasmo e colpo di pedale al fianco di Kerschbaumer e può approssimarsi con fiducia a un nuovo delicato passaggio di categoria, magari anticipandolo per prendere le misure con le elite. Elite fra le quali è ormai tornata a vele spiegate la campionessa olimpica Jenny Rissveds, che aggiudicandosi la vittoria in terra elvetica ha finalmente messo alle spalle due anni di tormenti psicologici che l’avevano portata ai margini del movimento. La classe è ancora cristallina e l’avvicinarsi della scadenza olimpica le ha restituito la forza di Rio 2016. La lotta per la Coppa è affare ristretto fra la svizzera Jolanda Neff e l’americana Kate Courtney, che dalla sua avrà il fatto di giocare in casa per recuperare 73 punti, un divario colmabile solo a patto di migliorare il suo rendimento nello short track, andato declinando nel finale di stagione.
 
Da segnalare il successo mondiale (dopo quello europeo) della nostra Gaia Tormena (sotto nella foto) nella Eliminator. Specialità non olimpica ma comunque di prestigio per la valdostana che ricordiamo ha solo 17 anni!
Credito foto: Archivio FCI
Credito foto homepage: michele_mondini/organizzatori
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