Il mese di agosto è stato ricco non solo di gare, ma anche e soprattutto di spunti: mai il dopo Tour ha offerto così tanto materiale di riflessione, nomi in evidenza, campioni in grande spolvero a dimostrazione che l’attività ciclistica non finisce a Parigi. Lo hanno ben capito i reduci del Tour in gara alla Classica di San Sebastian, prima delle importanti prove in linea del World Tour nella stagione più calda: tutti si attendevano la sfida fra il campione uscente Julian Alaphilippe (Deceuninck QuickStep) e l’iridato in carica Alejandro Valverde (Movistar), ma il primo ha pagato salatissimo il conto di un Tour dove ha “dovuto” correre per la classifica, il secondo ha visto sfaldarsi pian piano la squadra. La corsa spagnola rischia però di diventare uno snodo fondamentale non solo per la stagione, ma per l’intero ciclismo contemporaneo visto quello che è riuscito a fare il fenomeno belga Remco Evenepoel, che dopo aver svolto per due terzi di gara compiti da gregario fino ad andare a prendere le borracce per i compagni di squadra, si è poi esaltato in una fuga straordinaria, prima in compagnia del lettone Tom Skuijns (Trek Segafredo), poi in solitudine guadagnando sul gruppo ridotto sì, ma composto da fior di campioni. Il “nuovo Cannibale”, com’è stato soprannominato in omaggio al suo connazionale Eddy Merckx del quale ricorda alcune caratteristiche, a 19 anni si candida per diventare un vero numero 1, forse il primo vero corridore in grado di dominare tra qualche anno sia nelle classiche che nei grandi Giri.
Il giorno dopo altro appuntamento del World Tour con la Prudential RideLondon Classic, la tappa britannica da sempre favorevole ai velocisti. Il favorito era l’australiano Caleb Ewan (Lotto Soudal), ma anche lui ha pagato le fatiche del Tour salutando anzitempo, mentre i tentativi di personaggi su spicco come l’australiano Michael Matthews (Team Sunweb) e l’olandese Mike Teunissen (Jumbo Visma). A 15 km dall’arrivo si è però capito che si andava incontro allo sprint finale, che dopo svariati tentativi portava ai vertici Elia Viviani (Deceuninck QuickStep) (nella foto della homepage) grazie al preziosissimo lavoro del coequipier campione danese Michael Morkov, che lo pilotava da centro gruppo fino a lanciargli la volata vincente.
Non è un caso se nella settimana successiva, quella dedicata ai Campionati Europei di Alkmaar (NED), i due titoli prof siano andati proprio ad Evenepoel, vincitore non senza sorpresa della crono a dimostrazione della sua clamorosa duttilità e a Viviani, erede di Matteo Trentin, vincitore del titolo al termine di una corsa pazza nella quale il team diretto con grande sagacia tattica da Davide Cassani ha sconvolto la trama stabilita. Tutti si attendevano la volata generale che aveva proprio nell’olimpionico dell’omnium uno dei favoriti, invece la squadra azzurra ha promosso una grande fuga nelle prime fasi con ben 4 suoi interpreti, i principali ossia Ballerini, Consonni, Trentin e Viviani. Un’azione che ha progressivamente sfaldato tutte le squadre rivali e i principali favoriti all’infuori del tedesco Pascal Ackermann, bravo a seguire le mosse di Viviani sin dall’inizio. L’intenzione dell’Italia era quella di evitare l’arrivo in volata e proiettare il capitano in una soluzione ristretta, ma probabilmente nessuno avrebbe pensato che all’ultimo giro si sarebbero trovati davanti Viviani, Ackermann e il belga Ives Lampaerts e quando Ackermann, stremato, è stato costretto a lasciar andare gli altri due, a molti è tornata in mente la gara olimpica del 2004 con Bettini insieme al portoghese Paulinho, una vittoria annunciata come, a dispetto delle capacità di passista del belga, è stata quella di Viviani, che ora, vista la sua condizione, deve proiettarsi verso classiche a lui congeniali come GP di Plouay, GP de Fourmies, Brussels Classic per rimpinguare un palmares già notevolissimo.
La settimana europea è stata anche quella della tragedia al Giro di Polonia, con la fatale caduta in un fosso del talentuoso belga Bjorg Lambrecht (Lotto Soudal), appena 19 anni ,ma già capace di importanti piazzamenti quest’anno ad Amstel Gold Race e Freccia Vallone, l’ennesimo capitolo di una serie di eventi (da non dimenticare il gravissimo incidente in allenamento occorso a Domenico Pozzovivo, salvo per miracolo ma con gravi fratture che lo fermeranno per molto tempo) che dimostra come, a dispetto del lavoro sulla sicurezza, il ciclismo rimanga uno sport fra i più pericolosi ancorché dai rischi sottovalutati.
|