La Vuelta è appena iniziata, le montagne sono ancora di là da venire, eppure le prime tre frazioni hanno già regalato sorprese, anche se in ottica classifica generale è ancora tutto in divenire. Era certamente difficile prevedere la vittoria dell’Astana nella cronosquadre inaugurale, il che, con la consegna della maglia rossa, è sembrato un piccolo compenso del destino verso Miguel Angel Lopez dopo le traversie affrontate al Giro d’Italia. Ancor più difficile era però immaginare i grandi sommovimenti della seconda tappa, con tutti i big chiamati a rispondere in prima persona e il fatto che il vincitore Nairo Quintana (Movistar) sia stato il più sorpreso (“Mai avevo vinto una gara di quasi pianura…”) dice tutto di quanto la Vuelta di quest’anno vada presa con le pinze. Non essendoci un vero e proprio “conducator” tutti possono stravolgere gerarchie stabilite solo poche ore prima, la corsa si costruirà km dopo km e solo alla fine sapremo chi sarà il vincitore.
L’andamento della seconda tappa ha anche lanciato importanti messaggi: innanzitutto che Primoz Roglic è arrivato alla Vuelta più concentrato di Kruijswijk e i vertici della Jumbo Visma vogliono puntare su di lui. L’olandese ha incassato ben 1’43” che in questo momento è un fardello pesantissimo, che lo costringerà molto probabilmente a spalleggiare lo sloveno accantonando i propri propositi, ma altrettanto probabilmente le tossine del Tour, muscolari ma soprattutto mentali, non sono ancora state dissipate. Un altro messaggio è che Fabio Aru è pronto per tornare a recitare un ruolo importante su strade che gli hanno portato grande fortuna: vedere il sardo battagliare alla pari con Quintana, Roglic, la nuova maglia amarillo Nicolas Roche (Team Sunweb) (sotto nella foto) e l’ambizioso Rigoberto Uran (EF Education First) con gli altri tutti lontani, è un’immagine bellissima per tutto il ciclismo italiano. Vedremo col passare dei km come il leader dell’UAE Team Emirates riuscirà a gestirsi, soprattutto misurando una forma fisica che speriamo continui a crescere.
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