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CLASSICI ADATTATI
di Enrico Monti
FARE LA PECORA
A chi non è capitato di sentirsi un po’ pecora, aspettando la partenza in griglia in una bella manifestazione da oltre 1000 ciclosuonati? Per noi fondisti in verità la sindrome ovina viene spesso quando il cervello si attacca spegnendo il generatore di ormoni che è in noi. Sono istanti di lucidità in cui eseguiamo mentalmente il diagramma di Churchill soppesando i costi e i benefici. A fronte di una fila chilometrica di costi, umani e in euro, la lista dei benefici è veramente corta… ci viene l’istinto di belare, non so se esce una belata triste o una belata dubbiosa. Poi l’ambiente circostante riporta alla realtà la nostra mente e la belata si trasforma in una cupa lucidità, ma oggi vogliamo...
...ESSERE UNA PECORA NERA
Senza alcun freno, nessuna remora, nessuna domanda. Piantiamo giù il gas appena si abbassa la bandiera e banzai!! Affusolati e raccolti come Valentino dietro il cupolino schizziamo tra i soliti ciclisti vestiti da paletti da slalom fino a centrare un vero e proprio palo verde del semaforo che si è confuso con la divisa del Team Rana. Ma l’agonismo e l’ignoranza trascende anche il dolore e si riparte a tutta, a bocca completamente aperta come la presa d’aria del G91. 
Dietro solo improperi e maledizioni per il nostro incedere sinuoso nella spasmodica ricerca di scie, anche quella dell’ambulanza che però improvvisamente si ferma e ci accoglie, come solo una mamma sa fare, nelle sue braccia! Per oggi basta pecore nere, ne riparliamo un’altra volta. Nel frattempo, stesi sulla barella, contiamo le sagome del…
...CIELO A PECORELLE
Qui il prosieguo della frase è scontato, ma per noi asceti delle ruote a profilo alto e della velocità queste parole ci ricordano solo la nostra vera impresa, la conquista della Tappa dello Stelvio al Giro d’Italia Amatori con la nostra bambina, la nostra bici da Triathlon con ruote da 100, spoiler anteriore e baffi laterali, codolino e aletta tipo Porsche dietro sella. Una bici nata per le velocità che in ogni tornante sfregava per terra di lato e si piantava ogni volta che ci dovevamo alzare sui pedali per sciogliere gli adduttori diventati marmorei nello spingere il rapporto più agile a nostra disposizione, il 44 x 17. Neanche Moser sulla lavatrice ha fatto una fatica del genere, almeno lui una volta lanciata ha sfruttato la sua attrezzatura. Noi no, ogni tornante un dolore, una coltellata piantata nelle rotule (il baffo di carbonio laterale troppo all’indietro). Piano piano la vetta si avvicina e ci arriviamo mentre gli addetti smontano ridendo il gonfiabile e la luna splende meravigliosa tra un’infinità di bianche nuvole, simili a pecorelle.
Credito foto: pixabay.com/it/users/suju-165106/ - pixabay.com/it/users/hans-2/
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