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CAPE EPIC, IL RACCONTO DI UN'AVVENTURA
di Gabriele Gentili
Ancora una volta l’Absa Cape Epic si è confermata non solo come la più grande corsa a tappe del calendario internazionale, ma anche come uno dei principali eventi in assoluto per le ruote grasse. Uno spettacolo reso planetario dalla diretta streaming che ha permesso a tantissimi appassionati di collegarsi via PC o con gli altri mezzi per assistere a una sfida rimasta incerta fino all’ultimo, ma anche per ammirare paesaggi del tutto inconsueti per noi. Il Sud Africa popolato dai migliori specialisti delle Marathon e del Cross Country ha offerto eccezionali emozioni, ma ha anche mietuto vittime come suo solito perché si tratta di una corsa che non regala niente a nessuno e il minimo errore può costare caro. Lo sa bene Michele Casagrande, tornato anzitempo in Italia con una clavicola fratturata.

Ancora una volta a svettare nella corsa sudafricana è stato Nino Schurter: cambiano i compagni d’avventura, ma il numero 1 mondiale non perde occasione per aggiungere perle a una collezione che sta diventando irraggiungibile anche per il lontano futuro. Questa volta il campione mondiale di XC ha trovato nel connazionale e campione europeo Lars Forster il compagno d’avventura ideale e dire che la coppia è stata formata solo tre giorni prima del via, per volere dei responsabili della Scott. Schurter e Forster (sotto nella foto e nella homepage) hanno imposto la loro legge fin dal breve prologo di 20 km e dalla prima tappa, nella quale è emerso chiaramente come la scelta dei tecnici era stata quella giusta: quando i due elvetici hanno forzato, il brasiliano della Cannondale Henrique Avancini era in grado di resistere, ma non così il suo compagno Manuel Fumic (GER), così il campione del mondo Marathon è stato costretto a rallentare nello spirito della Cape Epic che impone il viaggio sempre in coppia. Un esito che ha avuto anche strascichi polemici a fine tappa fra i due iridati.
Nella seconda tappa i due svizzeri hanno continuato a guadagnare, ma intanto da dietro hanno cominciato a risalire la china Samuele Porro e Damiano Ferraro, i due azzurri della Trek Selle San Marco che col passare dei km non hanno solo ritrovato l’affiatamento, ma soprattutto la condizione di forma andata sempre in crescendo. La Cape Epic è però infida e anche i verdetti già scritti possono essere cancellati d’un colpo. Nella terza tappa Schurter e Forster hanno visto materializzarsi i peggiori fantasmi, per colpa di una foratura che ha fatto perdere loro 5 minuti quando stavano rispondendo all’attacco dei Cannondale. Avancini e Fumic si sono scatenati e hanno operato il sorpasso in classifica, sorpasso subìto anche da Porro e Ferraro ad opera dei due specialisti delle Marathon targati Bulls, Urs Huber (SUI) e Simon Stjebiahn (GER).

Nella tappa successiva talento e rabbia si sono fusi, e la coppia della Scott è tornata a imporre la sua legge, riuscendo così a dimezzare lo svantaggio in classifica nei confronti dei Cannondale impegnati per tutta la frazione in uno spasmodico inseguimento. Bella terza piazza parziale per Johnny Cattaneo (Wilier) accoppiato al costaricano Luis Meija. I nodi vengono al pettine e nella tappa successiva danno il colpo del KO ai due Cannondale, andati in forte crisi, stimolati anche dai locali Buys e Beukes, che conoscono quei sentieri a menadito. Bella frazione anche per Ferraro e Porro, tornati così sul podio.

Nelle frazioni finali i due Scott hanno pensato soprattutto ad amministrare la situazione marcando stretti i loro rivali. Spazio quindi alle altre coppie e nella sesta tappa la coppia Wilier Cattaneo-Meija ha compiuto un autentico capolavoro, grazie anche a una caduta e conseguente foratura occorsi a Ferraro e Porro quand’erano al comando. I due sono riusciti comunque a risalire in sella e chiudere terzi, consolidando così l’identica posizione in classifica. L’ultima frazione come spesso succede si è trasformata in una passerella, con spazio soprattutto per quelle coppie emerse meno, a cominciare da Sergio Mantecon Gutierrez (ESP) e Ondrej Cink (CZE) vincitori della tappa. In classifica finale Schurter e Forster hanno chiuso con 7’36” su Avancini e Fumic, terzi i bravissimi Ferraro e Porro a 16’37”, in fin dei conti i migliori fra gli specialisti Marathon usciti molto ridimensionati da quest’edizione.

Molto meno spettacolo fra le donne, ma questo è frutto di una scelta degli organizzatori e delle squadre, che investono molto meno sulla presenza delle ragazze e sulla costruzione di team validi. L’iridata danese Annika Langvad e la campionessa olandese su strada Anna Van Der Breggen non hanno praticamente avuto rivali, chiudendo con oltre mezz’ora di vantaggio sulla sudafricana Candice Lill e la tedesca Adelheit Morath. Terzo gradino del podio per il team Kross con la polacca Maja Wloszczowska insieme alla svizzera Ariane Luthi. Sarebbe il caso che gli organizzatori iniziassero a investire di più sulla prova femminile, magari riducendo le giornate ma programmando magari partenze differenziate e soprattutto incentivando la partecipazione di tutte le più forti, attingendo magari anche dal ciclismo su strada, fra quelle cicliste che, come la Van Der Breggen, hanno i loro obiettivi più avanti nella stagione.
Credito foto: scott-sports.com
Credito foto homepage: scott-sports.com
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