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GIRO, IN TRE PER UNA ROSA
di CicloZeman
Del Gavia assente dal percorso del Giro d’Italia ormai non si ricorda più nessuno: il tappone alpino ha riservato ugualmente grandi emozioni e ha ribaltato gerarchie che sembravano incrollabili. A pochi giorni dalla chiusura della corsa rosa, si devono fare i conti con le residue forze in campo, ma a prescindere da chi sarà il vincitore, è chiaro che questo è stato il Giro delle squadre, ossia la prima grande corsa a tappe “liberata” dal gioco della formazione dominatrice che teneva tutto fermo, come era abituata a fare il Team Sky fino allo scorso anno.

Proprio la tappa del Mortirolo ha dimostrato che per vincere serve una grande squadra alle spalle e Primoz Roglic non ce l’ha. Il campione sloveno è rimasto solo a combattere per troppe frazioni e in quella più dura ha pagato dazio, salvandosi solo perché ha potuto appoggiarsi su Yates (Scott) e Mollema (Trek Segafredo) riuscendo così a limitare i danni. Davanti però i due grandi rivali per la conquista della vittoria finale, ossia Nibali e soprattutto la maglia rosa Carapaz (nella foto della homepage), hanno potuto godere di un supporto decisivo. Lo Squalo ha in Damiano Caruso un luogotenente da tutti invidiato e d’altronde parliamo di un corridore che in passato ha dimostrato di valere ampiamente una Top 10 anche al Tour. L’equadoregno, da parte sua, sta sfruttando al meglio la miglior versione della Movistar degli ultimi anni, finalmente chiara nelle gerarchie (encomiabile Landa che si è messo a disposizione del compagno pur essendo ancora quarto in classifica) e capace di mettere in atto strategie diverse, con corridori mandati all’attacco per essere poi punti d’appoggio nei tratti più duri.

Sfida a tre per la rosa? Molto probabilmente sì e il sommovimento creato dalla tappa del Mortirolo va a inficiare il peso che la cronometro finale di Verona avrà, anche se proprio la frazione contro il tempo resterebbe un’arma a favore dello sloveno Roglic. Il condizionale però è d’obbligo, innanzitutto perché bisognerà vedere l’evoluzione della corsa rosa su salite ancora difficili e arrivi in quota che potrebbero smuovere ulteriormente la classifica, poi l’incognita saranno le energie a disposizione dei corridori nell’ultimo giorno. A 5 frazioni dalla conclusione, Nibali ha uno svantaggio su Carapaz di 1’47”, se vuole vincere dovrà certamente provare a guadagnare sul sudamericano e al contempo aggiungere margine su Roglic, a 2’09”. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per un fine settimana con i fiocchi.

Qualcosa però la seconda porzione del Giro (quella vera, lottata, esente dalle volate di gruppo) ha già detto e soprattutto ha regalato vagoni di speranza al ciclismo italiano, che ha trovato in Giulio Ciccone (all'arrivo sotto nella foto), vincitore della tappa del Mortirolo e leader della classifica del GPM, ma anche in Fausto Masnada, sempre all’attacco e anche lui trionfatore in una tappa, due corridori giovani che possono avere un futuro nelle corse a tappe e andare a coprire quel vasto buco che c’è dietro l’eccezionale Nibali, in attesa che Aru riesca a tornare quello di due stagioni or sono. Due corridori che andranno seguiti con grande attenzione per la loro abilità in salita, il che ne fa anche due soggetti da tenere in considerazione anche in ottica Tokyo 2020.
Credito foto: gettyimages_per_cyclingnews.com
Credito foto homepage: bettini_photo
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