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CLASSICI ADATTATI
di Enrico Monti
ACQUA IN BOCCA Nel difficile e imprevedibile mondo odierno dei ciclolesi ci sono taluni segreti o alcune pratiche che, ovviamente, sono assolutamente coperte da segreto professionale, anzi direi proprio tombate e oscurate ad occhi estranei. Non pensate male, ci riferiamo a tutta una serie di abitudini ritenute vincenti e indispensabili nei momenti precedenti al via. E così c’è chi si inginocchia sotto la catena e ne scannerizza ogni centimetro; oppure abbiamo chi opta per una rigida processione
di alimenti dalle 3 di mattina fino alle 8.30 ed entra in griglia con lo zainetto; abbiamo anche visto corridori tirare fuori l’olio per l’estrema unzione e aspergere mezzo e indumenti prima di indossarli. In ogni caso non disturbano nessuno, lo fanno di nascosto quasi vergognandosi del rito ma al nostro cervello emozionale non si comanda, e se il rito si interrompe con la celebre frase...
...IN BOCCA AL LUPO!
detta appositamente dal nostro vicino ridacchiando ci casca il mondo addosso. C’è chi si infila nuovamente nel letto e non ne esce se non alla fine della gara. Altri si imbufaliscono e smoccolano dietro a chi ha pronunciato l’anatema fino a che il malcapitato sparisce dalla vista. Alcuni eseguono un rito anti sfiga importato direttamente dai Miao Miao della Nuova Guinea che prevede anche il cammino su braci ardenti. Insomma, non dite mai a un ciclista prima della corsa “In bocca al Lupo”, magari sopra pensiero e in buona fede, perché sarete ferocemente perseguitati peggio delle zanzare e si corre il serio rischio
di trovarsi il cerchione appallottolato tra la sella e il piantone con voi dentro. E poi, lo sappiamo, non a  tutti piace la notorietà dovuta alla antica professione dello jettatore, perché in breve si finisce...
...SULLA BOCCA DI TUTTI
Non c’è nulla da fare, la psicologia afferma che a torto o ragione si finisce per entrare nelle statistiche delle profezie che si auto avverano; siamo talmente immedesimati nella parte di Jattamen che, sul momento quasi ci piace. Gli altri ci temono, pur di non farci aprire la bocca ce la riempiono positivamente di leccornie, barrette, gelati e quant’altro di commestibile gli capita sotto le mani. Diverso è se si finisce a tiro di irascibili superstizioni, questi sono attrezzati di tutto punto e all’arrivo dello jettatore o presunto tale estraggono una sparachiodi e aprono il fuoco. Non c’è nulla di peggio di una etichetta appiccicata quasi per caso che passa di bocca in bocca. Per uscirne puoi solo espatriare in una paese che non ha ripetitori telefonici, altrimenti i social sono già arrivati ancora prima del tuo aereo e ti tocca una plastica facciale..
Credito foto: pixabay.com/it/users/bergadder-20679/
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