Uno dei guai del nostro tempo è che le buone notizie e le buone azioni non fanno più rumore delle cattive. Forse sarà perché si pedalava nelle terre "francescane" o forse sarà solo un caso incontrare Roberto. Lo incrociamo verso metà percorso sulla salita che porta al Monte Livata. Ci sorpassa con facilità con i suoi 50 chili e non possiamo non notare la maglia della Nazionale dei Trapiantati. Però in discesa il nostro peso fa il suo dovere e ce lo ritroviamo prima dietro e poi di fianco: ci piace conoscere storie e persone. Roberto é stato uno dei primi sfortunati a contrarre la Sindrome da HIV durante un prelievo nel servizio di leva. Un ago ha passato a diversi ragazzi questo bel regalo. Un calvario per lungo tempo, anni di cure ma ancora poca conoscenza. Il trapianto del fegato una mera illusione perché i protocolli ancora non lo prevedevano! Roberto crede che un Angelo lo abbia protetto fino a quando la scienza ha detto che l'operazione poteva avere un senso. Non so se tutti credono agli Angeli, tutti però devono credere che un gesto verso gli altri come un trapianto rende il mondo diverso. Roberto da quel giorno gira e tenta di comunicare agli altri il suo messaggio: spesso nel silenzio e nell'indifferenza. Recentemente ha rinunciato al suo posto di lavoro per lasciarlo a un padre di famiglia e si accontenta della sua pensione minima. Il suo rinascere alla vita si è completato col fare qualcosa per gli altri.