Email not displaying correctly? View it in your browser
RITORNA ALLA NEWSLETTER
ROGLIC E UN PODIO AMARISSIMO
di CicloZeman
Si può bocciare un corridore anche se arriva sul podio del Giro d’Italia? Nel caso di Roglic (nella foto della homepage) sicuramente sì e per più di una ragione. La prima sta nella gestione della squadra, assolutamente inadeguata per gli obiettivi che aveva lo sloveno, apparso completamente spaesato senza la compagnia di Kruiswijk com’era avvenuto allo scorso Tour de France. Avere tutto il peso sulle sue spalle è pesato soprattutto psicologicamente, lo sloveno ha dato l’impressione di essersi un po’ montato la testa e gestire la prima parte del Giro come fosse il padrone, come se stesse nel Team Sky che tutto poteva e decideva, invece che in una delle formazioni più deboli. Un’altra ragione è nella sua gestione psicologica della corsa, facendo troppo affidamento sulla cronometro conclusiva e soprattutto consumandosi in una rivalità con Nibali che alla fine ha penalizzato entrambi, con la differenza che il palmares dei due è ben diverso e il siciliano i suoi grandi Giri li ha vinti tutti, Roglic nessuno. Il rischio è che lo sloveno resti sì un grandissimo interprete delle corse a tappe medio-brevi, ma che alla lunga non abbia il colpo del KO.

Bocciato senza appelli Simon Yates, solo pallida copia del corridore che aveva saputo entusiasmare lo scorso anno almeno per due terzi del Giro e che, vincendo la Vuelta, sembrava essere arrivato a una nuova dimensione. Questa volta il britannico della Mitchelton Scott non è scoppiato nella terza settimana, ma molto prima, dimostrando di essere arrivato al grande appuntamento in ritardo di condizione, condizione che poi non è cresciuta molto, anche se nell’ultima settimana è riuscito a salvare una Top 10 diventata la sua massima aspirazione. Ad addolcire la bocca dei dirigenti è poi arrivata la vittoria di Chaves a San Martino di Castrozza, segno della ripresa di un corridore talentuoso che però deve ancora dimostrare di essere tornato uno scalatore adatto a correre per la classifica nei grandi Giri.

Chi ha fortemente deluso, se stesso prima ancora che gli altri, è stato Elia Viviani (in azione sotto nella foto). La stagione del campione d’Italia proprio non ne vuole sapere di decollare e il suo ritiro a metà, dopo volate interpretate male soprattutto di testa e la rabbia per la squalifica di Orbetello, va vista anche nell’ottica di resettare tutto. Viviani è un patrimonio assoluto del ciclismo italiano, la sua rivincita deve essere inquadrata nel Mondiale di settembre per poi iniziare il lungo cammino di preparazione per Tokyo 2020, dove sarà chiamato a difendere l’oro olimpico nell’omnium e magari aggiungere qualcosa fra inseguimento a squadre e l’americana. Prendiamo questo Giro come un incidente di percorso, capitato anche a corridori entrati nella leggenda.
Credito foto: bettini_photo_per_cyclingnews.com
Credito foto homepage: Lapresse
Sport Service S.r.l. Milano, Via Smareglia Antonio, 7