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NIBALI PROMOSSO, MA QUANTI RIMPIANTI
di CicloZeman
Alzi la mano chi a inizio Giro avrebbe scommesso un euro su Richard Carapaz (sul podio nella foto della homepage). E’ vero che il corridore ecuadoriano aveva già fatto vedere lo scorso anno di essere uno dei più forti scalatori in circolazione, ma nessuno poteva prevedere che sarebbe stato in grado di dare scacco matto ai grandi favoriti Nibali e Roglic, ribaltando le gerarchie in casa Movistar. E’ vero che nella sua vittoria molto ha pesato l’errore che i due hanno commesso nella tappa di Courmayeur, marcandosi a vicenda e dimenticando che intanto là davanti Carapaz metteva fieno in cascina, ossia manciate copiose di secondi. E’ vero anche che il suo successo va condiviso con tutta la squadra, dove Unzue finalmente ha fatto valere il suo ruolo di direttore sportivo chiedendo a tutti di fare un passo indietro e recitare a memoria i ruoli da lui assegnati. Per questo merita un particolare riconoscimento Mikel Landa, finito per l’ennesima volta ai piedi del podio in una grande corsa a tappe perché piegato alle esigenze della squadra, anche se a ben guardare la palma di miglior scalatore gli spetta di diritto.
 
Sesto Giro disputato e sesto podio conquistato: Vincenzo Nibali (in azione sotto nella foto) aveva fatto tutto per bene nella preparazione del grande appuntamento, ma la sensazione è che il secondo posto gli vada stretto. Lo Squalo ha badato troppo a Roglic, lasciandosi soprattutto irretire in una rivalità andata troppo oltre, col risultato che la Movistar ne ha saputo approfittare. Forse Nibali ha perso qualcosa rispetto a qualche stagione fa, ma resta un interprete sopraffino e il tappone del Manghen, dove è passato dalla crisi sulla montagna principale ai fuochi d’artificio nell’ultima salita, resterà una pagina indelebile nella sua bellissima storia. Ora lo aspetta un Tour tutto da decifrare, il timore è che il Giro gli abbia lasciato scorie più mentali che fisiche.
Tra i promossi del Giro non possono mancare i giovani italiani, da Ciccone a Masnada, da Cima a Vendrame. Avevamo iniziato la corsa rosa chiedendo a gran voce segnali per un ciclismo italiano in grave crisi di corridori votati alle corse a tappe e le risposte sono arrivate. Difficile dire se fra i corridori citati ci sia il nuovo Nibali, probabilmente no, ma sono talenti che meritano di essere valorizzati. Per questo pensare a un team con Nibali, Caruso e Ciccone insieme, prodromo al ritorno di una squadra italiana nel World Tour, è molto più che un sogno. L’importante è che a questi come ad altri corridori italiani venga data la possibilità di esprimersi: prendiamo Masnada, capace di andare sempre all’attacco ma spesso con azioni che avevano un senso anche al di là della fuga mattutina per smuovere le acque, se dovesse passare a un team del World Tour il timore è che lo mettano a fare il gregario per le tappe di salita, quando invece sembra un corridore dalle caratteristiche di Mollema, sempre avanti e alla fine capace di centrare la Top 10.

Tra i velocisti, in un Giro obiettivamente costruito male, con troppa pianura nella prima parte e altimetrie poco fantasiose nella seconda, il migliore è stato il tedesco Ackermann e questo ribadisce una sensazione emersa già sul finire della stagione scorsa, verso un corridore che sa emergere nelle classiche come nei grandi Giri. Due vittorie anche per l’australiano Caleb Ewan, corridore che non fallisce mai una stagione.
Credito foto: Lapresse
Credito foto homepage: Lapresse
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