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Primoz Roglic (nella foto della homepage) è il numero 1 della stagione pro 2019. A dirlo non è solamente la classifica relativa alle prove del World Tour, ma tutto il complesso della stagione, riassunto attraverso la vecchia tabella del Superprestige Pernod, la challenge che nel secolo scorso, pur avendo una certa propensione nell’attribuzione dei punteggi per le gare transalpine, alla fine dell’anno eleggeva il migliore della stagione. Attualizzando quel regolamento, Roglic ha dominato la stagione con 348 punti, una cifra che non si otteneva da molti anni, prevalendo per 58 lunghezze sul vincitore del Tour Egan Bernal, rispetto al quale ha dimostrato la stessa forza nelle prove a tappe (dalla parte dello sloveno però c’è anche il terzo posto al Giro d’Italia) ma anche una buona propensione in alcune classiche, soprattutto sul finale di stagione sfruttando la condizione acquisita alla vittoriosa Vuelta spagnola.
Terza posizione con 265 punti per Jakob Fuglsang, grande protagonista della primavera ciclistica e capace di emergere vittoriosamente anche al Giro del Delfinato, la prova propedeutica al Tour dove di fatto si era eretto addirittura a favorito per la vittoria nella Grande Boucle, dove invece non è stato mai nel vivo della corsa, uscendone senza più energie per ottenere qualcosa nella seconda parte dell’anno. Quarta posizione per la grande sorpresa stagionale, l’olandese Mathieu Van Der Poel, sicuramente il ciclista più poliedrico non solo del momento, ma forse della storia. Il corridore della Corendon Circus, pur alternando alla strada l’attività in Mtb con eguali eccezionali risultati, ha ottenuto 232 punti e con un’attività più assidua soprattutto nelle classiche del dopo Tour avrebbe potuto grandemente rimpinguare un bottino impreziosito dalla vittoria nell’Amstel Gold Race, la classica di casa.
A seguire la classifica presenta il velocista tedesco Pascal Ackermann, il francese Julian Alaphilippe dominatore della primavera delle classiche ma spremutosi troppo al Tour, lo straordinario talento belga Remco Evenepoel e il primo degli italiani, l’olimpionico Elia Viviani che ha collezionato un clamoroso elenco di successi nelle classiche, ben 3 appartenenti al World Tour dimostrandosi quantomeno alla pari con Ackermann, peraltro battuto nella gara di casa ad Amburgo.
L’elenco di vittorie nel circuito principale dell’Uci dimostra anche un concetto che rappresenta un grande passo in avanti del ciclismo moderno pur essendo un ritorno all’antico. E’ infatti finita l’era dei corridori che finalizzano la stagione su un solo evento, i principali protagonisti li vediamo emergere all’inizio come alla fine della stagione. Roglic ha vinto a fine febbraio come a inizio ottobre, Bernal ha collezionato presenze e vittorie in primavera, estate e autunno, anche chi come Fuglsang e Alaphilippe non è riuscito a mantenere una qualità costante, ha comunque corso e lottato con lo stesso ardore nelle prime come nelle ultime prove. Poi ci sono atleti come VDP e lo stesso Viviani, che nel 2019 ha già dirottato spesso verso la pista e ancor di più lo farà il prossimo anno, pensando alla riconferma olimpica nell’omnium su pista e magari anche a dare un contributo al quartetto dell’inseguimento a squadre.
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