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4 STAGIONI
di Stefano Conca
C’è un tempo per ogni cosa, e ogni cosa ha il suo tempo. La vita si regola con le stagioni e noi pedaliamo sempre.

L’estate è la stagione più calda. Dove il grano è maturo e la notte è breve. E’ il tempo dei grandi giri, e la forza è al massimo.
Il ciclosummer si spoglia di tutto, toglie ogni cosa e rimane solo con la specialissima. E’ leggero e veloce e se si è allenato con coscienza, potrà addirittura volare. Nessuna salita è troppo ripida. Non c’è monte che non si possa scalare. I passi alpini sono tiepidi e le vallate roventi come il vento che asciuga il sudore. Si pedala fino al tramonto che sembra non finire mai. I muscoli caldi esplodono. Il metallo è più flessibile. L’asfalto brucia sotto gli pneumatici tesi come la pelle di un rullante che tiene il tempo veloce della cadenza perfetta.
In estate la notte è già alba.
Quando il sole abbassa i suoi raggi e la sera sembra notte. Quando la strada ha il colore del rame e l’aria si fa più umida e fresca, ecco che il cicloautumn alza la testa.
Uno strano connubio, fatto di alberi che si spogliano, e ciclisti che si vestono. Di giorni che si assottigliano, e pneumatici che si ispessiscono. L’autunno accorcia il giorno, ma non chiude gli occhi. Il cicloautumn macera le foglie sotto le ruote più larghe e sicure. Accende i fari per vedere la strada. La pedalata si fa più contemplativa e meno isterica. C’è tempo per guardare il bosco, le case che scorrono, e la natura che va in letargo. I ritmi si abbassano, la persistenza aumenta. Si va più lontano, pesanti e più piano.
 
Il ciclowinter annusa l’arrivo dell’inverno prima delle montagne. Non teme il freddo, la pioggia e la nebbia. Come un snowboard galleggia sulla neve. Come un alpinista si arrampica sul ghiaccio e la roccia.
L’aria è tagliente e il vento sputa il gelo per terra.
Il generale inverno subentra all’autunno, come i copriscarpe pesanti alle stringhe leggere. Quando la strada bianca diventa un sentiero stretto e impervio e il Il polo nord fa danzare i cicloni vorticosamente, spingendoli alle latitudini più basse, il cuore del ciclowinter batte più forte. Non esistono strade impraticabili, ma ciclisti arrendevoli [cit.]
Una rondine non fa primavera, ma un ciclospring sì! E’ tempo di aumentare la percorrenza, di spingersi oltre. Non servono gambe possenti, ma una potente fantasia.
Si risveglia la vita, si accende il colore. Si ripongono i giubbini pesanti e si cambia la pelle. L’aria frizzante innesca i bronchi, il sangue si scioglie e i muscoli pulsano. I copertoncini finalmente respirano e le strade sorridono. Un temporale ogni tanto a ricordarci che serve ancora un po’ di pazienza.
Ma la pioggia è diversa. Sembra meno bagnata anche se fitta e battente; perché ha il profuma di asfalto dopo un sole insistente.
Alle 8 di sera è iniziato il tramonto; e se ti prende la voglia, si alza anche la soglia.

Credito foto:  Archivio Sport Service - pixabay.com/it/users/ernschie-846530/

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Credito foto homepage: www.carpediemvitae.com

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