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E' OLANDA-RESTO DEL MONDO
di CicloZeman
Spettacolo puro. Il “dopo” Mondiali per il ciclismo femminile indica in una forte contrapposizione fra Olanda e resto del mondo il leif motiv di questo 2020. Olanda che deve forzatamente fare a meno di Annemiek Van Vleuten, che dopo il miracoloso argento di Imola ha saggiamente deciso di appendere la bici al classico chiodo per il resto della stagione e permettere al suo polso fratturato di saldarsi in vista di un 2021 dove punterà tutto su quella vittoria olimpica sfuggitale a Rio per una caduta. Tanto, a difendere il prestigio delle orange ci pensa la neoiridata Anna Van Der Breggen, che ha subito bagnato con il trionfo alla Freccia Vallone la sua fresca vittoria mondiale.

Nella classica del World Tour, come da tradizione risolta sul Muro di Huy, è stato impressionante vedere la maglia arcobaleno rimanere in sella anche nei tratti più duri mentre le avversarie erano già in piedi a spingere come forsennate. La Van Der Breggen ha atteso gli ultimi 150 metri per alzarsi sui pedali e a quel punto le avversarie erano già dietro, sfiancate. Vittoria per la campionessa della Boels Dolmans con 2” sulla danese Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ Nouvelle Aquitaine Futuroscope) che in questo strano anno ha fatto decisamente un salto di qualità notevole e 6” sulla connazionale Demi Vollering (Parkhotel Valkenburg). La nostra Elisa Longo Borghini era davanti all’imbocco del Muro, ma i tratti più aspri l’hanno respinta, per lei comunque un ottimo 5° posto a 11” dietro la compagna di colori della Trek Segafredo, la britannica Elizabeth Deignan (all’arrivo nella foto della homepage).

L’alleanza Longo Borghini-Deignan si era dimostrata vincente già a La Course du Tour e la riprova si è avuta pochissimi giorni dopo alla Liegi-Bastogne-Liegi. La formula è semplice: azzurra francobollata alla campionessa del mondo e la britannica libera di agire. Nella classica belga l’attacco è arrivato dal lontano, forse un po’ sottovalutato dalle avversarie e dalla Van Der Breggen in particolare, che ben prima della conclusione ha tirato i remi in barca finendo a oltre 3 minuti e mezzo, sempre con l’azzurra attaccata. Per la Deignan seconda vittoria stagionale del World Tour, con 9” sulla sorpresa australiana Grace Brown (Mitchelton Scott), ben più lontane le altre, con la volata del piccolo gruppo in lotta per la terza piazza vinta dall’olandese Ellen Van Dijk, compagna di colori della vincitrice, a 2’19”.

La Gand-Wevelgem, tornando ai suoi antichi motivi, si è risolta con una volata, con un gruppo di 8 atlete che hanno anticipato di appena 5” il gruppo. Doppietta delle padrone di casa, a loro agio sul percorso e in una prova veloce come da loro caratteristiche, vinta dalla sprinter Jolien D’Hoore (Boels Dolmans) su Lotte Kopecky (Lotto Soudal). Nel gruppetto era stata brava a infilarsi Marta Cavalli (Valcar Travel), certamente non un fulmine in volata ma brava a cogliere il 5° posto mentre la Longo Borghini ha chiuso decima, seconda nella volata del gruppo. Che stia migliorando anche nel suo tallone d’achille?

E’ un vero peccato che il World Tour abbia visto svanire la nascita della Parigi-Roubaix, annullata dalle autorità francesi vista la crescita esponenziale di casi di Covid-19 nel Paese, sarebbe stato un esperimento molto indicativo. Soffermandoci quindi su quel che si è visto, va sottolineato ancora una volta come quest’anno il ciclismo italiano sia ridotto alla Longo Borghini e nulla più, mostrando un deciso passo indietro rispetto al 2019. Colpa solo del cambio di calendario? Difficile crederlo…

Credito foto: Cor_Vos

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