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TOUR: DOMINANO LA SLOVENIA E... LA NOIA
di CicloZeman
Manca una settimana alla conclusione del Tour de France 2020, un Tour che passerà alla storia nel segno della Slovenia. La sfida è tutta fra Primoz Roglic (sotto nella foto) e Tadej Pogacar, separati da 40 secondi, ma se quest’ultimo fosse stato più attento a Lavaur, quando ha perso 1’21” per i ventagli di vento, la situazione sarebbe forse inversa e avremmo assistito a un altro Tour. A di là del distacco, però, c’è qualcos’altro che separa i due corridori: Roglic ha a disposizione una vera corazzata, il Team Jumbo Visma che, come si paventava alla vigilia, fa il bello e il cattivo tempo, con i suoi effettivi quasi tutti belli pimpanti per tutta la salita consentendo a Roglic di piazzare sempre la zampata quando serve. Pogacar è invece solo, la sua squadra si è sfaldata col passare dei km, fra sfortuna e qualche scelta sbagliata (la presenza di Aru, oggetto misterioso psicologicamente prima ancora che fisicamente, è stata un oggettivo peso per tutto il team) e questo se da un lato accresce il valore delle imprese del giovane sloveno, collezionatore di tappe per mantenersi a contatto con il “re”, dall’altro è una delle anomalie di questo Tour disputato in un periodo diverso dal solito.
Perché parliamo di anomalie? Perché questo Tour, invero un po’ scontato nella sua evoluzione e privo di reali emozioni, scorre via lasciando alcune perplessità. E’ dall’inizio dell’anno che si parla della Jumbo-Visma come dominatrice, superiore a tutte le altre squadre non solo per talento e gestione, quanto soprattutto per resistenza fisica di tutti i suoi componenti. Alcuni addetti ai lavori hanno anche parlato di una superiorità di sloveni e colombiani rispetto a tutti gli altri, lanciando sospetti neanche tanto velati di pratiche illecite. Affermazioni, tutte, che per essere prese in considerazione hanno bisogno di prove e non di vaghi “si dice”, anche perché gli stessi colombiani, attesissimi alle grandi altitudini si sono sciolti come neve al sole, perlomeno i due più attesi, Egan Bernal apparso sin da subito la pallida copia del vincitore 2019 e Nairo Quintana, confermatosi ormai refrattario alle corse a tappe che superano i 10 giorni. Restano Rigoberto Uran, mai così costante e che a cronometro potrebbe sigillare il podio e Miguel Angel Lopez, sempre davanti anche se molto meno esuberante rispetto al solito, ma non sembra proprio che possano dare fastidio ai due sloveni, al di là del distacco.

Un fattore, quando si parla di Roglic e Pogacar, viene spesso dimenticato: i due hanno ripreso la loro attività ben prima di tutti gli altri. In Slovenia il lockdown sportivo è durato meno e quando gli altri iniziavano timidamente ad allenarsi per conto proprio, i due già si sfidavano ai campionati nazionali. E’ chiaro che si sono presentati al Tour maggiormente rodati e questo è un motivo d’interesse che investe, più che questa edizione, la prossima, quando si spera che tutti partiranno alla pari, almeno come tempi di preparazione fisica.

Gli italiani? Finora semplici comparse. Di Aru abbiamo detto, accanirsi contro di lui come è stato fatto anche da personaggi di spicco è ingeneroso verso quello che ha fatto e che sta passando, non si può far altro che sperare che il sardo riesca a invertire la rotta. Fra gli altri emerge ancora una volta Damiano Caruso, corridore encomiabile che alla Bahrain McLaren si sta dimostrando scudiero fondamentale per un Mikel Landa invero inferiore a sue precedenti prestazioni. Il lavoro di Caruso gli costa grande dispendio di energie ed è chiaro che alla fine delle tappe, negli ultimi km si lasci sfilare, eppure è ancora lì, 14°, ultimo a viaggiare con un distacco ancora accettabile (dietro siamo già oltre la mezz’ora). Con un po’ di libertà in più la Top 10 non sarebbe un’utopia, ma poco cambierebbe nell’economia del suo Tour, una corsa che spesso gli ha sorriso. Su Caruso resterà sempre il dubbio di che cosa avrebbe potuto fare rivestendo altri incarichi, se le responsabilità di avere il peso della squadra sulle spalle lo avrebbero schiacciato o avremmo avuto un ottimo interprete per i grandi Giri. Non lo sapremo mai.

Credito foto: Credito foto: Bettiniphoto - Cor Vos

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