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CICLOCROSS, UN ANNO TUTTO ARANCIONE
di Gabriele Gentili
Con l’ultima prova del Superprestige si è di fatto conclusa la stagione del ciclocross ed è tempo di consuntivi. E’ chiaro che anche quest’annata passa in archivio nel segno di Mathieu Van Der Poel, che pur gareggiando con il contagocce per non disperdere troppe energie in vista dei suoi obiettivi nel 2020, che spaziano dalla strada alla Mtb, ha conto una lunga serie di vittorie, collezionando tutte le maglie disponibili: europea, nazionale e mondiale in ordine di tempo. Quel che colpisce è ormai la sua superiorità schiacciante nei confronti dei rivali belgi, costretti a dannarsi l’anima quando lui non c’è, ma la sua superiorità ha di fatto schiacciato anche la concorrenza interna. VDP a parte, infatti, fra gli elite maschili si è registrato un passo indietro del movimento orange. Certo, VDP è giovane, ma i suoi crescenti interessi nelle altre specialità rischiano di portarlo sempre più lontano dall’attività sui prati.

Se a livello assoluto Van Der Poel ha schiacciato la concorrenza belga, in ambito giovanile la situazione è un po’ diversa: lo sviluppo delle challenge fino all’apoteosi iridata dà informazioni contrastanti. L’Olanda confida molto in Ryan Kamp, Under 23 che ha svolto una stagione di costante crescita fino alla conquista dell’alloro iridato, ma il Belgio nel complesso ha messo in mostra una serie di talenti quasi infinita, tanti ottimi corridori che si sono spartiti le vittorie anche se l’atto conclusivo è stato invero deludente. Alle loro spalle poi cresce a vista d’occhio Thibau Nys, dominatore della categoria junior, il figlio d’arte il cui unico rischio è sentirsi schiacciato dalla responsabilità di un cognome così importante, anche se finora non sembra proprio che avverta questo peso.

E’ proprio dal settore giovanile che arriva qualche fiammella di speranza per le altre nazioni, sempre più schiacciate dal duopolio Belgio-Olanda. Sono soprattutto Francia e Svizzera a mettere in mostra ottimi corridori come rispettivamente Benoist e Kuhn, mentre Pidcock, il britannico, già sgomita alle spalle di VDP e l’argento iridato ha un sapore dolcissimo. L’Italia purtroppo latita, è indubbio anzi che, a dispetto di un’attività cresciuta rispetto al passato siano stati fatti passi indietro, anche e soprattutto a livello giovanile dove non si intravede un vero talento di livello internazionale.

In campo femminile il ciclocross si è uniformato alla strada: contro la corazzata olandese rimane ben poco da fare, anche perché il movimento arancione continua a sfornare talenti in quantità industriale, ultimo quella Ceylin Del Carmen Alvarado proveniente dalla Repubblica Dominicana che in Svizzera ha fatto la scommessa della vita, lasciando la categoria U23 e un oro sicuro per giocarsi le sue carte fra le grandi, conquistando una maglia che ha l’aria di essere solo la prima di una lunga serie. Le rivali sono state schiacciate, ormai in quasi tutte le occasioni le olandesi monopolizzano il podio e questo non è un bene per la crescita complessiva del movimento. In casa italiana proprio dalle donne sono arrivate però le soddisfazioni maggiori, con il bellissimo argento europeo della Lechner e la vittoria in una tappa del Superprestige della Arzuffi, che ad inizio stagione è sempre tra le più forti per poi andare affievolendosi. Se riuscirà a correggere questa caratteristica e a partire con più verve non perdendo sempre metri e posizioni preziose, quella di Boom non sarà una vittoria episodica.

Credito foto homepage: cyclingnews.com

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